Un articolo apparso il 27 gennaio sull'Avvenire, quotidiano della Cei, ha provocato il 3 febbraio successivo una replica da parte dell’Istat, alla quale ha fatto seguito una controreplica abbastanza “velenosa” del giornale.
Materia del contendere, il numero delle coppie dello stesso sesso, dichiaratesi tali in occasione del Censimento generale della popolazione del 2011, che sono risultate pari a 7.513, di cui 529 con figli.
Per il giornale cattolico, diretto da Marco Tarquinio, si tratta di un dato “certamente molto lontano dai «100mila figli di coppie omosessuali» che viene talvolta citato, a sproposito, nel dibattito serrato di questi giorni. E sostenuto più volte anche dal Corriere della Sera”.
A stretto giro, è arrivata una precisazione dell’ente statistico di via Balbo, a firma di Patrizia Cacioli, direttrice della comunicazione: “Secondo i dati raccolti nel 2011 in occasione del Censimento generale della popolazione, le coppie dello stesso sesso sono 7.513; i risultati si riferiscono solamente a quelle che così si sono dichiarate. Il questionario censuario prevedeva, infatti, che persone dello stesso sesso conviventi in coppia potessero dichiararsi come tali. Dai risultati emersi riteniamo che molte persone abbiano preferito non dichiararsi nonostante le raccomandazioni dell’Istat sulla piena tutela della privacy. Oltre alle informazioni di fonte censuaria nell’articolo sono citati, anche se non esplicitamente, dati relativi all’indagine Istat ’La popolazione omosessuale nella società italiana” del 2012. Anche in questo caso i dati raccolti non possono essere considerati come indicativi della effettiva consistenza della popolazione omosessuale nel nostro Paese. Pertanto, non è corretto dedurre il numero reale dei figli di coppie omosessuali in Italia utilizzando le fonti Istat sopra citate”.
Immediata la controreplica di Avvenire, pubblicata in calce alla lettera dell’Istat: “Prendiamo atto che l’Istat, confermando la correttezza dei numeri citati anche da noi (oltre che dall’agenzia “Redattore Sociale” e da altre testate), dichiara la non piena attendibilità dei dati censuari e statistici che gestisce e divulga e giudica opportuno formalizzare “sensazioni” (« … riteniamo che molte persone abbiamo preferito …»). È la prima volta che ci capita di leggere una precisazione di questo tenore da parte dell’Istituto nazionale di statistica: restiamo increduli, nonché francamente sorpresi e preoccupati”.