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Venerdì, 29 Mar 2024

Dopo aver lanciato, la primavera scorsa, il Manifesto per la Salute della Donna, la ministra Lorenzin oggi celebra il primo Fertility day. Anticipato da una campagna di “informazione e comunicazione per la promozione della cultura della fertilità nella popolazione giovanile e per la prevenzione dell’infertilità”.

Una campagna di “informazione” che a tante giovani lavoratrici precarie è parsa una beffa e che, stando al bando pubblicato il 15 dicembre 2015 sul sito del Ministero della salute, sarebbe costata al contribuente 151.800 euro.

Oltre ai manifesti, dalle più ritenuti offensivi, il ministero ha anche ideato il Fertility Game, un gioco che consente - tenetevi forte - di “scegliere il proprio avatar: uno spermatozoo se si decide di giocare come ragazzo, un ovulo se si sceglie di giocare come ragazza”. Lo spermatozoo o l'ovulo dovranno cercare di incontrarsi e di non farsi colpire da cibo spazzatura, alcolici, virus, fumo.

A seguire, la campagna prevede la produzione e la trasmissione di una webserie “volta ad informare e responsabilizzare i giovani sulla propria salute riproduttiva” e “a diffondere il messaggio che fare figli è cool” per realizzare la quale verranno cercati degli sponsor.

L'iniziativa di Lorenzin ha suscitato una tale indignazione tra le donne che è nato il Coordinamento Donne Salute Ambiente, una rete di oltre 50 tra associazioni di genitori e donne, organizzazioni ambientaliste, comitati di cittadini ed esponenti della comunità scientifica, che ha lanciato il Manifesto Guardiane della Terra - La salute delle donne è il futuro del pianeta, con cui si chiede alle istituzioni un cambio di passo nelle politiche a tutela della salute femminile, riproduttiva, neonatale e infantile.

Già il Manifesto per la salute era stato definito da diverse realtà associative “una scatola vuota”, considerata l'assenza di interventi del ministero della salute per tutelare tutte le donne che vivono nelle numerose aree contaminate del paese. L'assenza di politiche di prevenzione dei disastri ambientali, come confermano le tante procedure di infrazione a livello europeo in cui è incorsa l'Italia dalla gestione dei rifiuti a quella di tante aree a rischio.

Sul territorio italiano si contano dal 1992 ben 57 (poi ridotte a 39) aree vaste contaminate, riconosciute dal Ministero dell'Ambiente come Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche. Le analisi epidemiologiche condotte - tra cui il Rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità - all’interno di tali zone, hanno mostrato risultati allarmanti sulla salute delle popolazioni residenti per il maggior tasso di mortalità precoce e di incidenza tumorale riconducibili all’esposizione a inquinanti.

Una situazione drammatica ben riassunta dalle condizioni di vita e di salute della popolazione di Taranto, dove l'incidenza di tumori femminili e infantili è del 30% superiore alla media nazionale. E non basta, se in Italia l'infertilità colpisce il 15% delle coppie, nel capoluogo ionico, l'incidenza di tumori al collo dell'utero è dell'80% superiore rispetto alla media di riferimento, mentre l'incidenza del tumore alla mammella è superiore del 24%.

Se l'inquinamento incide sull'infertilità, l'esposizione del feto a pesticidi durante la gravidanza determina innumerevoli casi di ritardo mentale nei nuovi nati.

Il conto economico di questa emergenza lo pagano soprattutto le donne, Infatti, ogni anno si stima che sostengano spese per oltre 1,5miliardi di euro per curare patologie contratte per l'esposizione a interferenti endocrini come ftalati, parabeni, diossine, pcb et similia.

Per avere una misura dell'assenza di politiche sanitarie incisive nel nostro paese negli ultimi anni, basti dire che, tra il 2004 e il 2013, secondo l'Eurostat, la speranza di vita in salute in Italia è diminuita di 7 anni per gli uomini e 10 anni per le donne, anche se ai fini pensionistici si continuano a fare calcoli diversi.

Secondo l'Agenzia Europea per l'Ambiente, in Italia si registrano ogni anno 84.400 decessi precoci connessi all'inquinamento atmosferico.

È ormai scientificamente dimostrato che le sostanze tossiche presenti nell’aria, nei cibi, nelle acque generano un aumento del rischio non solo di cancro o di patologie cardiovascolari, ma anche di numerose altre patologie pediatriche e non, come diabete, infertilità, endocrinopatie, disturbi neurologici, cognitivi e comportamentali. Persino nel latte materno è stata riscontrata la presenza di diossine, pcb ed altre sostanze chimiche in concentrazioni dannose per il neonato Ma per contrastare tale stato di cose nel nostro paese si fa poco o nulla, a parte convegni e iniziative di facciata.

Nell’ultimo rapporto Unicef, l'Italia è al 32° posto su 41 paesi dell’Ue e dell’Ocse in quanto a disuguaglianza tra minori in termini di reddito, istruzione, salute e soddisfazione nei confronti della vita.

Con la campagna “Guardiane della Terra”, che parte oggi in contemporanea e in opposizione al Fertility day della Lorenzin, si chiede al governo di varare un insieme di provvedimenti. Dall'adozione del principio di precauzione alla chiusura e bonifica dei siti contaminati. Trasparenza, partecipazione e controllo sociale sulle politiche in campo ambientale e sanitario, per garantire uno sviluppo sostenibile ed al contempo una piena tutela della salute femminile, riproduttiva, neonatale e infantile. Dar seguito agli impegni assunti durante la Conferenza per il clima di Parigi partendo, come chiesto da numerosi scienziati ed economisti, dalla decarbonizzazione dell'economia per passare alla green economy, che potrebbe essere anche un volano per la ripresa economica.

Viene, inoltre, chiesta una riforma radicale del sistema dei monitoraggi ambientali e sanitari, che garantisca una maggiore partecipazione e informazione alle popolazioni coinvolte; la mappatura epidemiologica dei territori nei quali si rilevi un aumento della mortalità e delle patologie; il rispetto degli impegni internazionali assunti a difesa delle pari opportunità di salute e successo economico per le donne quali la Piattaforma d'Azione di Pechino, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, la Convenzione di Stoccolma; l'istituzione del biomonitoraggio del latte materno e del sangue cordonale; l'adozione di un marchio dioxin free per gli alimenti; la revisione del sistema di produzione e smaltimento dei rifiuti. 

Tutte le proposte si possono leggere sul sito http://asud.net/guardiane-della-terra/.

Ci sentiamo di dire alla ministra che questa sì è una piattaforma in grado di tutelare la salute delle donne e non solo quella riproduttiva. Si tratta di proposte scritte dalle Donne per le Donne.

Donne, non fattrici di mussoliniana memoria.

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