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Giovedì, 28 Mar 2024

Il 7 maggio scorso, si è tenuto a Roma, presso la sede dell’Enea, il convegno “Tueor ergo ero”, al quale hanno partecipato esperti delle principali istituzioni impegnate nella salvaguardia dei beni culturali dal rischio sismico e idrogeologico, per fare il punto sulle innovazioni tecnologiche per rafforzare la sicurezza degli edifici di interesse storico e artistico a livello internazionale.

In occasione dell’evento, è stata presentata una struttura di isolamento sismico, ovvero una piattaforma isolante che viene realizzata sotto le fondazioni, senza alcun intervento sulle costruzioni sovrastanti. Il sistema, coperto da brevetto internazionale di Enea e Politecnico di Torino, non prevede interventi invasivi per le strutture e le architetture interessate, anche nel caso dei locali sotterranei, che diventano così parte integrante della sovrastruttura isolata.

Tra gli esperti presenti, il prof. Paolo Clemente, Responsabile Laboratorio Prevenzione Rischi Naturali e Mitigazione Effetti del Centro Enea di Casaccia, al quale abbiamo posto alcune domande.

Professore, come avviene, tecnicamente parlando, l'operazione di salvaguardia dell'opera o delll’immobile e quali sono i costi?

L’idea si basa sulla realizzazione di una piattaforma isolata sotto il piano di posa delle fondazioni dell’edificio. Da una trincea scavata lungo un lato dell’edificio, dove viene realizzata un’apposita struttura di contrasto, si inseriscono mediante tecnica “spingitubo” o “micro-tunneling”, per tutta la lunghezza interessata dall’intervento, tubi in orizzontale a conci, di diametro interno sufficiente a consentire la posa in opera degli isolatori e la successiva ispezionabilità.

I tubi devono essere composti di due settori cilindrici, superiore e inferiore, connessi tra di loro tramite elementi rimovibili. Lungo il perimetro dell’edificio, infine, a una distanza opportuna da valutare caso per caso, vanno realizzate due serie di pareti: quelle interne vanno collegate alle calotte superiori, con le quali costituiscono una “vasca interna” che contiene l’edificio ed è isolato sismicamente rispetto alla “vasca esterna”, composta dalle pareti esterne e i settori circolari inferiori, e solidale al terreno.

La tecnica è stata pensata per edifici storici. I costi sono notevoli ma assolutamente sostenibili se raffrontati al valore dell’opera da salvaguardare. Valutazioni in casi reali hanno dimostrato che i costi non sono superiori a quelli delle tecniche tradizionali.

Ad oggi gli interventi di riduzione della vulnerabilità sugli edifici storici sono abbastanza invasivi e avvengono, per esempio, con imbracature di chiodi e catene o malte speciali, reti elettrosaldate. Perché ora è possibile adottare i vostri nuovi metodi innovativi e prima no? O meglio, quando è durata la vostra sperimentazione?

Come già accennato, le tecniche tradizionali quasi mai rispettano i requisiti di non invasività e di reversibilità,  fondamentali quando si interviene su un edificio storico. La tecnica da noi proposta si basa sull’assemblaggio di tecniche diverse sviluppate negli ultimi decenni, quali lo spingitubo o il microtunnelling, per l’inserimento dei tubi, ma soprattutto l’isolamento sismico alla base, che punta alla drastica riduzione delle forze sismiche agenti sulla struttura, piuttosto che affidarsi alla sua resistenza.

Si ottiene così un grado di sicurezza non perseguibile con tecniche tradizionali. Infatti, mentre un edificio tradizionale è destinato a danneggiarsi per dissipare l’energia trasmessa del terreno in occasione di un sisma violento, un edificio isolato sismicamente è in grado di sopportarne gli effetti senza alcun danno. La tecnica sviluppata sin dagli anni 70 in campo nucleare si è poi molto diffusa sin dagli anni 90 soprattutto in Giappone e negli altri paesi a elevatissima pericolosità sismica, e più recentemente anche in l’Italia. Non presenta particolari difficoltà né costi aggiuntivi per edifici di nuova realizzazione, ma non è sempre applicabile agli edifici esistenti, soprattutto per ovvie difficoltà esecutive.

Tornando al nostro sistema di isolamento sismico per edifici esistenti, va precisato che non è stato ancora applicato a casi reali ma è oggetto di una proposta progettuale in ambito europeo in corso di preparazione e una delle prime applicazioni dimostrative potrebbe essere in Italia.

Il sistema può applicarsi a qualsiasi costruzione, di piccole o grandi dimensioni, anche a interi aggregati edilizi, tipici dei nostri centri storici, e impianti a rischio d’incidente rilevante, come i nucleari e i chimici.

Ci spiega cosa c'è di diverso agendo solo sulla struttura e agendo invece solo sotto la struttura?

Le differenze sono essenzialmente due. Innanzitutto, intervenendo sotto le fondazioni non si tocca la struttura in elevazione, caratteristica importante soprattutto per gli edifici d’interesse storico e artistico; nemmeno gli eventuali locali sotterranei sono modificati, anzi fanno parte della sovrastruttura isolata. Ovviamente qualora la struttura in elevazione fosse danneggiata, andrebbe riparata e consolidata con interventi minimi tendenti al ripristino delle condizioni preesistenti, senza alterare la concezione strutturale e architettonica originaria.

Inoltre, intervenendo sotto le fondazioni, si protegge sismicamente l’intera struttura insieme al suo contenuto. Se ben progettato l’isolamento sismico garantisce l’assenza di danni sia alle parti strutturali che non strutturali e, quindi, l’assenza di costi di riparazione nel corso della vita utile dell’opera. Si tratta di un ottimo investimento, specie per gli edifici storici per i quali si rischia la perdita definitiva di beni di valore inestimabile.

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