Tanti no deal minacciano il mondo
L’estate ormai alle nostre spalle ha reso chiaro, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che il destino più probabile verso il quale il mondo ha scelto di incamminarsi è quello del disaccordo.
L’estate ormai alle nostre spalle ha reso chiaro, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che il destino più probabile verso il quale il mondo ha scelto di incamminarsi è quello del disaccordo.
Cresciuti a pane e debito, più debito che pane a dirla tutta, tendiamo a dimenticare che questa consuetudine ormai è diventata pandemica com’era naturale attendersi in un’economia globalizzata. Il debito procede dappertutto, proprio come internet e le multinazionali, con un andamento spavaldo che spaventa le (poche) persone accorte che non si lasciano irretire dai frutti del benessere, indovinandone la fragilità delle fondamenta. Così la Bis, nella sua ultima relazione annuale, dove ancora una volta ha sottolineato i limiti di questo modello di crescita basato sul debito che è sempre più difficile sostenere, persino con i tassi sottozero e le banche centrali in costante esibizione di generosità.
Puntuale come una cambiale (in fondo, è una cambialona) arriva l’aggiornamento mensile di fabbisogno e debito di Bankitalia, che ci regala una gioia dopo l’altra: non solo cresce il debito pubblico – che come sanno i geni è ricchezza privata (cit.) – ma aumenta anche il prelievo fiscale, che è futura ricchezza privata (semicit.).
Per una curiosa coincidenza, l’ultimo Bollettino economico della Bce pubblica un approfondimento dedicato al paper nel quale l’autore, Oliver Blanchard, arguiva che il debito pubblico non è fonte di problemi per un’economia a patto di avere un tasso di crescita sempre maggiore rispetto al costo complessivo del debito. L’articolo della Bce è un’ottima occasione per fare un passo in avanti e guardare anche altri aspetti del problema, con particolare riferimento al caso europeo, visto che lo studio era riferito agli Stati Uniti.
Ora che l’autunno economico si affaccia sull’Europa, minacciando anche le regioni più fertili, sarebbe puro esercizio di buon senso domandarsi che ne sarà dei fieri nazionalismi dell’Est europeo, che hanno nutrito interessanti esercizi polemici, come quelli che ispirati dal gruppo di Visegrad, una volta che il gigante tedesco dovesse di colpo ammalarsi per il freddo.
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