La nostra breve ricognizione sul mondo dietro il mondo dell’IA, che abbiamo concluso lo scorso 29 marzo, sarebbe incompleta se non ricordassimo che questa ennesima rivoluzione industriale richiede, come ogni rivoluzione, di essere alimentata con cospicuo dispendio di energia. Per giunta, in un mondo che già deve alimentare a ritmi crescente le altre rivoluzioni che sono arrivate prima dell’IA.
Ad aiutarci ad avere un’idea informata di cosa stiamo parlando ci ha pensato la Bce, che nel suo ultimo bollettino economico ha proposto un breve approfondimento proprio sulla domanda crescente di energia che arriva dall’IA, osservando i consumi correnti e previsti dei data center, che come sappiamo sono il cuore dell’intelligenza artificiale.
Al momento, questo consumo risulta alquanto limitato, scrive la Banca. Parliamo di circa 20TWh (Tera-watt/ora), pari allo 0,02% del consumo mondiale di energia. Ma siamo solo all’inizio, appunto. La fame di applicazioni IA sta letteralmente divorando la nostra immaginazione, e quelle cosiddette generative, la classica foto che chiedete di costruire a ChatGpt, consuma dieci volte l’energia che richiede una query sul vecchio motore di ricerca. E poiché amiamo tutti usare tempo (e quindi denaro) davanti a uno schermo, è facile immaginare che questo dispendio energetico crescerà esponenzialmente.
La prime avvisaglie di questa tendenza la Banca le ho trovate osservando i consumi energetici delle “magnifiche sette”, ossia le grandi aziende tecnologiche, fra le quali Alphabet, mamma di Google, e Microsoft, e quelli dei centri dati, che risultano essere cresciuti molto più rapidamente delle altre imprese inserite nello Standrd&Poor’s 500. I dati dicono che mentre i consumi di queste ultime sono rimasti pressoché stabili, quelli dei centri dati sono cresciuti del 19 e del 7%.
Per il futuro, l’Agenzia internazionale per l’energia (AIE) prevede che i centri dati, già l’anno prossimo, utilizzeranno l’80% di energia in più rispetto al 2022. L’IA dovrebbe generare consumi per altri 90 TWh, il 20% della crescita complessiva dei consumi energetici. Una quota che è pari al 4% dei consumi energetici dell’intera UE. Questa crescita si prevede sarà ancora più veloce in Cina e negli Usa.
Si pone perciò con decisione il problema di come alimentare queste applicazioni energivore. Le aziende stanno cercando soluzioni sostenibili, mentre i giganti del web starebbero anche esplorando l’opzione nucleare. Ma alla fine si dovrà per forza far ricorso al gas, meno inquinante di petrolio e carbone, per affiancare le fonti rinnovabili.
La buona notizia è che, secondo la Bce, l’impatto sui prezzi delle materie prime di questa impennata di consumi, secondo uno degli scenari elaborati, sarà limitato. I prezzi del gas potrebbero aumentare del 9% in Asia e in Europa e del 7% negli Usa.
Nel secondo scenario, che prevede che tale domanda sia coperta interamente da fonti rinnovabili, si stima aumenterà la domanda di minerali essenziali “ma è improbabile che i loro prezzi ne risentano in maniera significativa”, scrive la Banca, ricordando però che “la loro estrazione è fortemente concentrata in specifici paesi, il che li rende particolarmente vulnerabili alle interruzioni delle catene di approvvigionamento e alle tensioni geopolitiche”.
Problemi potrebbero sorgere, semmai, nei prezzi interni dell’elettricità in alcuni paesi. La Bce fa l’esempio dell’Irlanda, che è un paese che ospita molti centri dati, che è uno di quei paesi che “potrebbero incontrare notevoli difficoltà nel soddisfare, a livello locale, la crescente domanda di intelligenza artificiale”. Bisognerà cercare di capire come risolvere il problema. Ma basta chiedere a ChatGpt.
Maurizio Sgroi
giornalista socioeconomico
autore del libro “La storia della ricchezza”
coautore del libro “Il ritmo della libertà”