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Giovedì, 05 Dic 2024

Secondo il mio pensiero, che ho già espresso più volte, il mondo vive molte contraddizioni. La principale è fra un'esigenza di collaborazione e cooperazione per le sfide che ha davanti - clima, pandemie, transizione energetica e ambientale, Intelligenza artificiale, migrazioni - e l'opposizione concreta a questa esigenza di vari imperialismi e nazionalismi.

Gli imperialismi di grandi, medie e piccole potenze stanno provocando "la terza guerra mondiale a pezzi" come non si stanca di denunciare papa Francesco. Inoltre sono, come sempre, un fattore di oppressione per i popoli, ne impediscono la libertà, ne soffocano il progresso culturale e sociale e i processi di liberazione da tirannie di vario tipo: religiose, economiche, culturali e sociali.

Dunque viene in primo piano il binomio inscindibile fra pace e libertà. Un binomio che va svolto nelle condizioni politiche concrete di ogni singola situazione di conflitto. Sapendo che la lotta per disinnescare le guerre e spegnerle è sì prioritaria ma per la sinistra deve sempre accompagnarsi alla lotta internazionalista per la libertà e la liberazione dei popoli.

Non per niente quando la sinistra prese le vesti del movimento operaio assunse il motto della canzone "nostra patria è il mondo intero" che riecheggiava quello di Marx "Proletari di tutti i paesi unitevi" e la sua considerazione che "Non è libero un popolo che ne opprime un altro".

Per cui la bussola che deve guidare la sinistra a livello mondiale - che purtroppo come potenza ha cessato di esistere ma comunque ogni uomo o donna che ad essa si ispiri - non può che essere la liberazione e la libertà di ogni popolo indipendentemente dai suoi rappresentanti politici.

Faccio un esempio concreto. Quando, nel 2003, Bush figlio scatenò la seconda guerra in Iraq senza la copertura dell'Onu, sorse nel mondo anche occidentale un grande movimento per la pace che era contro l'aggressione americana, ma non perché il regime dittatoriale e sunnita di Saddam fosse simpatico ai pacifisti, tutt'altro. Se ne potrebbero fare altri di esempi, la storia dei movimenti di liberazione che hanno attraversato il mondo ne è piena.

Prendo il ragionamento da un altro versante più attuale. Putin è un autocrate spietato e un aggressore e anche una potenza nucleare, ma con lui bisogna trattare per spegnere la guerra in Ucraina; Zelensky non è simpatico per come sta conducendo la guerra di resistenza informata a troppo nazionalismo e troppo condizionata dagli interessi strategici americani e con l'assenza politica dell'Europa, ma il diritto degli ucraini tutti, anche i russofoni, a scegliere il proprio destino è sacrosanto.

In Palestina, Hamas di Synwar è orribile e l'Anp di Abbas un simulacro vuoto, ma i palestinesi hanno diritto a una patria e a uno Stato e il loro diritto va sostenuto in tutti i modi. E anche con l'orribile Hamas va trattato, come del resto stanno facendo tutti anche il recalcitrante Netanyahu, il "cessate il fuoco" e la liberazione degli ostaggi.

In Iran, le donne e i giovani che si stanno battendo contro il regime religioso integralista sciita degli ayatollah sono da sostenere in tutti i modi, ma allo stesso tempo con quei medesimi ayatollah occorre trattare per la pace in Palestina nel quadro del complicato contesto, quasi un ginepraio, Mediorientale.
Due bussole dunque debbono, secondo me, guidare gli uomini e le donne di sinistra: la pace e la libertà per gli oppressi. Tenerle insieme non è facile, sono venute meno due condizioni fondamentali rispetto al mondo bipolare di prima: il contrappeso sovietico, che fece da sponda ai movimenti di liberazione pur rivestito dagli interessi strategici di grande potenza dell'Urss che ne condizionò in negativo la funzione, e l'esplosione dei nazionalismi.

Oggi la cifra del mondo, come detto all'inizio, è il dominio degli imperialismi, da quello grande e "democratico" degli americani, a quello russo e cinese a quelli regionali, nutriti da nazionalismi di vario tipo compreso quello religioso integralista, di Iran, Arabia Saudita, India, Turchia ecc..

In questo mondo rimane centrale la lotta che partendo dal riconoscimento del policentrismo, ma che sta ancora dentro il concetto di grande potenza, a quello del multilateralismo che presuppone quella collaborazione e cooperazione internazionale fra gli Stati, sottratta alle paranoie del nazionalismo e del sovranismo xenofobo e imperialistico, che allude a quel "governo del mondo" di berlingueriana memoria.

Aldo Pirone
scrittore e editorialista
facebook.com/aldo.pirone.7
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