La speranza accesasi per migliaia di docenti e ricercatori universitari di poter recuperare, seppure parzialmente, gli scatti stipendiali maturati nel quinquennio 2011-2015 e bloccati - in applicazione dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, riconvertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 - si è subito spenta.
A chiedere al governo di cancellare, con una sorta di transazione, la palese ingiustizia era stata la deputata del Pd, Manuela Ghizzoni, con un emendamento alla legge di stabilità 2017 che, accolto dalla Commissione Cultura in sede consultiva, è stato respinto dalla Commissione Bilancio in sede referente, con parere conforme del Governo.
Parlare di delusione nel mondo accademico forse è riduttivo, perché professori e ricercatori da gennaio scorso - da quando il blocco degli scatti è cessato, senza però alcun riconoscimento né giuridico né economico per il pregresso – si sono spesi tanto, anche con azioni clamorose, per ottenere, almeno in parte, il maltolto.
A dire “No” in Commissione alle loro sacrosante richieste è stato, paradossalmente, un governo guidato da un presidente che è anche segretario del Pd, lo stesso della deputata che aveva proposto l’emendamento.