Le statistiche sul commercio con l'estero, che tante soddisfazioni stanno dando in questi anni all'economia italiana, non meritavano di essere trattate in questo modo.
E' accaduto, infatti, che con il DL 193/2016 (il noto collegato fiscale alla legge di stabilità 2017, che ha anche abolito Equitalia), sia stato cancellato, a far data dal 1° gennaio 2017, l'obbligo di comunicare gli acquisti intracomunitari di beni e le prestazioni di servizi ricevute da soggetti stabiliti in un altro Stato membro dell'Unione europea.
Il governo, che ha pensato in questo modo di ridurre gli adempimenti fiscali a carico delle imprese, non si è preoccupato delle ricadute statistiche di tale decisione.
Né, sul momento, sembrano essersene interessati più di tanto all'Istituto nazionale di statistica, forse anche perché - a seguito della riorganizzazione voluta dal presidente Alleva (cosiddetta modernizzazione) - la ripartizione delle responsabilità tra chi produce le indagini, chi raccoglie i dati e chi si preoccupa degli aspetti normativi e delle relazioni con gli altri Enti, non sembra ancora ben delineata.
Quando ci si è resi conto che i modelli Intra-2 non sarebbero più arrivati, mettendo a rischio la produzione delle statistiche sull'Import, era però troppo tardi, perchè anche il decreto Milleproroghe era stato varato.
In 'zona Cesarini' è stato approvato dal Senato un emendamento al predetto Milleproroghe, che fa slittare di un anno il venir meno dell'obbligo. Ma l'iter della legge di conversione potrebbe non essere completato in tempo utile per la prima scadenza relativa ai dati di gennaio, fissata per lunedì 27 febbraio.
Nel frattempo, l'Agenzia delle Dogane e Monopoli, l'Agenzia delle Entrate e l'Istat hanno emesso un comunicato congiunto per invitare le imprese a inviare ugualmente i modelli relativi agli acquisti intracomunitari di beni.
Un pasticcio che avrà sicure ripercussioni sulla qualità dell'informazione statistica e che poteva forse essere evitato se ci fosse stata una maggiore collaborazione tra gli enti.