Il 4 ottobre scorso, l’Istat ci ha regalato un momento di gioia al solito orario, più o meno alle dieci del mattino, quando ha pubblicato la sua stima flash sui prezzi delle abitazioni.
La casa: la fissazione degli italiani. Il sogno che è diventato un incubo. Prima perché i prezzi non smettevano di salire, e dovevi fare un mutuo a cent’anni per comprarti un monolocale. Poi, perché i prezzi non smettevano di scendere e tu dovevi pagare un mutuo a cent’anni per un monolocale che valeva la metà di prima.
Perciò a un certo punto abbiamo iniziato a spingere i prezzi con gli occhi, visto che nel frattempo le compravendite erano crollate, e le banche s’erano riempite di mutui incerti. Com’era possibile che LA CASA, la grande gioia degli italiani, potesse provocare tante delusioni? Infatti non ci si crede. E ogni volta che Istat o chi per essa pubblica i dati sul mattone, corriamo spasmodicamente a compulsarli. A proposito, dove siamo arrivati?
Ecco: abbiamo un calo dello 0,1% rispetto al secondo trimestre 2016 e un aumento dello 0,3 rispetto al trimestre precedente. Per dirla con le parole del nostro fornitore di fiducia, siamo stabili.
Insomma: il mattone si è congelato. Quindi se avete comprato casa con i prezzi del 2005 state freschi: siete stabilmente fregati. Ma che volete che sia di fronte alla gioia di avere un tetto tutto vostro? E poi, alle brutte, potete ricontrattare il mutuo, visto che le banche in questo periodo li vendono a prezzi di realizzo. Come le case, in fondo.
Sempre il 4 ottobre, girava voce che la Bce volesse inasprire gli accantonamenti per gli Npl e sono bastate queste voci a far crollare i titoli bancari, in un giorno già sconfortante per il mondo degli affari. E non solo. Per dire, la Commissione Ue ha accusato il Lussemburgo di aver sostanzialmente regalato 250 milioni ad Amazon, e poi, non paga, ha deferito l’Irlanda – cioè tutto il paese – alla Corte di Giustizia dell’Ue per non aver costretto Apple a pagare i 13 miliardi che secondo la Commissione il paese ha illegalmente concesso come aiuti. Non è mica facile fare incazzare, insieme, governi e multinazionali. La Commissione Ue riesce a farsi sempre tanti amici.
A conclusione, sempre per la serie gli straordinari primati italiani, vi segnalo quest’altro, appena svelato da Eurostat.
L’Italia primeggia con oltre il 57% di insegnanti ultracinquantenni e quasi il 20% di sessantenni e oltre. La buona, vecchia, scuola.
A presto.
giornalista socioeconomico - Twitter @maitre_a_panZer