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Venerdì, 29 Mar 2024

Il palazzo del Viceré di Gurinder Chadha, con Hugh Bonneville, Gillian Anderson, Manish Dayal, Om Puri, Michael Gambon, Denzil Smith, Simon Callow, David Hayman, durata 106’, nelle sale dal 12 ottobre 2017, distribuito da Cinema srl.

Recensione di Luca Marchetti

Nel 1947, Lord Mountbatten, nipote della regina Vittoria, è inviato in India, con la sua famiglia, dalla Corona Inglese, per gestire la decolonizzazione e l’indipendenza del paese.

Il nobile ha solo sei mesi per riconsegnare l’India, nel modo più pacifico possibile, al suo popolo. L’ultimo viceré, nonostante tutta le sue migliori intenzioni, vedrà, però, gli sforzi per conciliare le varie fazioni politiche indiane infrangersi contro l’odio religioso e il pregiudizio, problemi che condizioneranno per decenni il futuro degli abitanti della giovane nazione indiana.

Nel pieno del revival d’interesse narrativo nei confronti della nobiltà inglese e della monarchia britannica (si veda il successo incredibile di serial tv come Downton Abbey e The Crown,) la regista Gurinder Chadha sceglie di inserirsi, almeno all’apparenza, in questa moda e sfrutta il fascino della vicenda reale del viceré Mountbatten (e della sua consorte), per raccontare apertamente uno dei periodi più drammatici della Storia del suo paese, omaggiando anche le esperienze biografiche della propria famiglia.

Ne Il palazzo del Viceré, infatti, la presenza del nobile e della sua famiglia, pur centrale per la trama, diventa quasi una scusa per raccontare la follia di un popolo sull’orlo di una crisi di nervi, la rabbia di indiani pronti a prendere le armi contro altri indiani, solo perché scopertisi, dall’oggi al domani, profondamente indù o musulmani.

La vicenda amorosa di Ali e Jeet, i veri protagonisti del film, mutuata dall’ennesima riproposizione del mito Romeo e Giulietta, non è altro che il modo più semplice (e immediato) per proiettare lo spettatore all’interno della tragedia di questa guerra civile.

Lo sguardo della Chadha sull’intera vicenda storico-politica cerca di essere il più esaustivo e appassionato possibile, restituendo anche profondità ai vari leader politici che compaiono sullo schermo (uno su tutti, il saggio e inascoltato Mahatma Gandhi di Neeraj Kabi). Purtroppo, anche se stracolma di idee coraggiose, forse perché troppo legata ai testi cui si è ispirata (i due libri "Freedom at Midnight" di Larry Collins e Dominique Lapierre e "The Shadow Of The Great-Game – The Untold Story Of Partition” di Narendra Singh Sarila), la regista non scappa dalla visione eurocentrica della vicenda, rimanendo imprigionata nello sguardo caritatevole e paternalista del viceré e della sua famiglia. Anche perché supportati dalle grandi performance di Hugh Bonneville e Gillian Anderson, Lord Mountbatten e sua moglie diventano due personaggi senza sfumature, di una bontà eroica quasi caricaturale.

Pur non contestando la veridicità dell’impegno del nobile inglese, un’opera cosi interessata a mostrare il vero volto della Storia doveva concentrarsi con attenzione su tutti i suoi protagonisti, senza scadere in facili trucchi di approssimazione. Ciononostante, non possiamo che ammirare il tentativo (riuscito) di riaprire il dibattito su una misconosciuta e dimenticata pagina storica che, oggi più che mai, meriterebbe una nuova e più decisa (ri) lettura.

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critico cinematografico

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