Con un emendamento presentato in Commissione al disegno di legge di bilancio, primo firmatario il senatore Francesco Verducci, responsabile Università e Ricerca dell'Esecutivo nazionale del Partito democratico, si vorrebbe scrivere la parola fine alla protesta che da mesi la gran parte dei docenti e dei ricercatori universitari sta legittimamente portando avanti.
Dopo che delle promesse a mezzo stampa fatte a settembre dalla ministra Fedeli sul recupero, almeno giuridico, degli scatti bloccati nel quinquennio 2011-2015, non si è vista traccia nel disegno di legge di bilancio varato dal governo in carica, il partito guidato dall’ex premier Renzi, sempre più in crisi di credibilità nel paese, ci prova a spegnere il dilagante malcontento che si respira negli atenei, con un piccolo bonus, una tantum – che non appare difficile quantificare, in media per ogni docente, in poco più di mille euro lordi – a titolo di parziale compensazione del maltolto.
Qualora l’emendamento ottenesse disco verde, il Miur, con un decreto da emanarsi entro 45 giorni dall’approvazione della legge di bilancio, dovrà individuare criteri e modalità per ripartire le risorse tra gli atenei e selezionare i destinatari dell’intervento “secondo criteri di merito accademico e scientifico”.
Le risorse per finanziare il bonus (60 milioni) verrebbero prese dal Fondo per le Cattedre Natta, costituito due anni fa per finanziare ogni anno 500 chiamate dirette dei migliori cervelli dall’estero o dall’Italia. Operazione, fortunatamente, mai partita, dal momento che le modalità di “selezione” straordinarie sarebbero state una sorta di scelta ad libitum, senza alcuna garanzia di trasparenza.