Immediatamente dopo l’affossamento a Palazzo Madama dell’emendamento n. 55.21, primo firmatario Francesco Verducci (Pd), è cominciata a circolare la voce, ripresa anche da autorevoli organi di stampa, che la questione non era ancora chiusa perché alla Camera sarebbe stata nuovamente oggetto di discussione.
In attesa di verificare la fondatezza di queste rassicurazioni che, peraltro, c’erano già state lo scorso anno, con il risultato che tutti sappiamo, non bisogna forse perdere di vista il contenuto del predetto emendamento, il cui costo non avrebbe fatto certamente saltare i conti dello Stato, trattandosi di un bonus una tantum, in media poco più di mille euro lordi, a ristoro del blocco degli scatti stipendiali per il quinquennio 2011-2015!
Una miseria? Di più, se rapportato al danno subito.
Davvero incomprensibile appare il comportamento del governo e del maggior partito, il Pd, che lo sostiene: il primo si ostina a far ricorso alla politica del «vorrei ma non posso», di fatto dicendo no ad ogni e qualsiasi forma di recupero, seppure assai parziale, del maltolto; il secondo, con pertinacia, insiste nel presentare emendamenti di senso contrario. Che dire? Che, forse, siamo di fronte al più classico e consumato gioco delle parti.
Intanto, il fronte dei professori e dei ricercatori è di nuovo sul piede di guerra, pronto ad altre azioni di protesta, dopo quella dei mesi scorsi che ha portato all'astensione dagli esami nella sessione autunnale. E' quanto emerge da una lettera aperta indirizzata, nei giorni scorsi, dal Movimento per la dignità e la docenza universitaria al governo, al quale viene chiesto un incontro urgente, per addivenire ad una soluzione dell'annosa vertenza, che sia soddisfacente o, almeno, accettabile per tutti.