Certe cose fanno bene all’orgoglio nazionale, non c’è dubbio. Leggere le previsioni d’inverno della Commissione Ue è un esercizio spirituale che consiglio ai tanti sapientoni che oggi si buttano in politica: è insieme una punizione e una scuola di comportamento.
Quello degli altri. Per dire, sapevate che nell’eurozona ci sono anche i cinesi del Mediterraneo?
Già. La piccola Malta è cresciuta quanto la grande Cina, nel 2017. E ci sono anche le tigri celtiche, che si fanno un baffo di quelle asiatiche.
Peccato che con l’Irlanda noi condividiamo solo un pezzo di tricolore.
Rispetto al 7,3% irlandese, il nostro sparuto unoemezzo, che ci colloca ancora una volta come gli ultimi della classe, mi ricorda il commento degli insegnanti alle mie pagelle: è bravo, ma non si applica. Per dire, persino la Grecia ha fatto un decimale più di noi.
Di fronte a tutto ciò, la Commissione, che deve pur dispensare una qualche parola per tutti, se ne esce così: “La ripresa è partita, leggermente”.
Mi dico che questo nostro esser ultimi nasconde la saggezza profonda di chi primeggia in tante altre qualità che quello stupido del pil non è in grado di considerare. Chessò: le meraviglie dell’ozio o l’aurea mediocritas del pensionato baby. E che in fondo, chi va piano va lontano e tutte quelle menate lì che ci fanno fessi e contenti. Ma poi mi ricordo che alcune seccature nostrane – tipo la salute del nostro debito pubblico – hanno a che fare con l’andamento di quel malnato indicatore. E, soprattutto, arriva l’Istat.
“Si delinea uno scenario di minore intensità della crescita economica”. Cresciamo poco, ma meno intensamente. Mi sorge il sospetto che ci applichiamo assai più di quanto siamo bravi.
giornalista socioeconomico - Twitter @maitre_a_panZer