E così finalmente l’annuncio è arrivato: da ottobre la Bce dimezzerà a 15 miliardi gli acquisiti di titoli per il QE (Quantitative Easing) e poi li annullerà del tutto a partire dal 2019.
Finisce un mondo festaiolo, dove la liquidità di banca centrale, la migliore perché cade dal cielo, ha condotto le danze per un triennio buono e ancora lo condurrà, visto che Francoforte si è premurata di far sapere che continuerà a reinvestire le somme ricavate dai titoli scaduti ancora a lungo, mentre i tassi rimarranno rasoterra chissà ancora per quanto. Insomma, la festa è finita, e adesso comincia il bello.
Come nelle feste, anche al QE after hours, partecipano solo i più tosti. Quelli che non dormono mai e hanno grande capacità di resistenza, oltreché di assorbimento delle tossine, che sempre come nelle feste, si sono accumulate nel sistema finanziario dopo gli anni ruggenti del QE da 80 miliardi di acquisiti al mese, che ha gonfiato i bilanci delle banche centrali dell’eurosistema oltre che di quello di Francoforte.
Saranno anni interessanti, quelli del dopo festa e saremo qui a ficcare il naso per voi lettori, anche se temiamo ci sarà poco da ridere (ma noi ci proviamo comunque). Intanto, vale la pena iniziare facendovi notare che la Bce ha ribassato le previsioni di crescita dal 2,4 al 2,1% per quest’anno, e che il nostro magico Supermario ha detto che “non serve a nessuno mettere in discussione l’euro perché è irreversibile”. Purtroppo, ha torto, perché a molti è servito.
E, probabilmente, servirà ancora ad altri.
E poi un’altra cosa. Probabilmente commentando la (fake) news del Financial Times, pubblicata nei giorni caldi del caos finanziario, secondo la quale la Bce avrebbe complottato per far salire il nostro spread, Draghi ha detto col sorriso vagamente sornione che “non c’è stato nessun complotto su questo”. Infatti: abbiamo fatto tutto da soli. Solo che non ce ne siamo accorti.
giornalista socioeconomico - Twitter @maitre_a_panZer