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Martedì, 19 Mar 2024

Quella che si vede nella foto, è la Ciminiera di Rubignacco, una località di Cividale del Friuli, città sotto l'egida dell'Unesco. La ciminiera era catalogata nel Patrimonio Culturale del Friuli-Venezia-Giulia ed era protetta dalla Soprintendenza.

Fu costruita 132 anni fa, quasi alla fine dell’Ottocento. Superò indenne le due Guerre Mondiali del Novecento e, nel 1976, cinque scosse sismiche molto forti. Durante un giro di controllo, la vidi per la prima volta insieme a Giuseppe Zamberletti e ne restammo sorpresi.

Diventò una specie di simbolo per i sismologi. La sua resistenza attirò l’attenzione anche di studiosi stranieri. Mi interessai alla sua storia. Era collegata alla fornace di una fabbrica di mattoni. Nel 1920, cambiando di proprietà, fu ristrutturata ed assunse la configurazione che aveva prima di essere abbattuta. Nessuno può negare che era una straordinaria testimonianza delle capacità di coloro che l’avevano costruita.

In tutto il mondo, le ciminiere vengono curate e conservate. Ricordano periodi importanti dello sviluppo industriale, occupano pochissimo spazio e sono belle da vedere. Anche la ciminiera di Rubignacco era bella da vedere tanto da esser catalogata nel Patrimonio Culturale friulano. Ciononostante, due anni fa, nel pomeriggio del 12 luglio 2016 venne abbattuta con la dinamite per motivi definiti di sicurezza ma dei quali non è stata mai data la possibilità di conoscere la rilevanza.

Lo dico subito: la demolizione della ciminiera di Rubignacco è una delle cose più stupide a cui mi è capitato di assistere.

Seppi dell’intenzione di abbatterla alla fine di giugno e solo per caso. Mai avrei potuto immaginare un simile scempio da parte dei friulani che erano riusciti a ricostruire con esemplare impegno ed estrema cura i loro edifici devastati dai terremoti del 1976, ottenendo l’ammirazione di tutto il mondo.

Appena lo seppi feci subito in modo che ne fossero informati l’allora Ministro Dario Franceschini e l’allora Presidente della Regione Friuli-Venezia-Giulia, Debora Serracchiani. Inutilmente: per loro la ciminiera di Rubignacco era solo un dettaglio trascurabile e io per loro probabilmente solo un rompiscatole. Avevano problemi ben più importanti: fare il bene, come se lo immaginano loro, del Paese e portare al trionfo la Sinistra o meglio il Partito Democratico, essendone esponenti prestigiosi. Il fatto che la ciminiera facesse parte del Patrimonio Culturale del Friuli e protetta dalla Soprintendenza li lasciava del tutto indifferenti.

Mi viene spontaneo chiedermi: non sarà che l’ignorare una questione apparentemente piccola come il salvataggio di una ciminiera, che occupava al massimo dieci metri quadrati di suolo, abbia portato sfortuna a loro e al PD? Il fatto che adesso quella che era una ciminiera che svettava sul cielo friulano è un cumulo di macerie vergognosamente abbandonato non avrà avuto un significato premonitore per le loro noiose discussioni piddine su cosa fare e come farlo, apparentemente per il nostro bene, ma in realtà per le loro poltrone?

Al Sindaco di Cividale, Stefano Balloch, anche attraverso una lettera aperta pubblicata sul Messaggero Veneto, feci presente la rilevanza dell'opera e gli chiesi di rimandare l’abbattimento almeno di qualche settimana, per poter verificare la possibilità di soluzioni alternative. Il Sindaco, uomo dal carattere incrollabile, dichiarò che non intendeva assolutamente cambiare idea. Devo però riconoscere che, se non altro, mi scrisse per dirmelo.

Con la collaborazione di miei colleghi esperti di Scienza delle Costruzioni, che avevo nel frattempo consultato, sarebbe stato possibile dimostrare, al di là di ogni dubbio, che la ciminiera avrebbe potuto essere ristrutturata e messa in sicurezza mantenendo la sua configurazione. I costi sarebbero stati tutt'altro che proibitivi. Certo: costava molto meno demolirla ed era molto più facile! Studiarla e tenerla in vita, però, poteva dare qualche insegnamento, tra l'altro, su come difendere il nostro immenso patrimonio architettonico dai terremoti, che tanto frequentemente funestano il nostro Paese.

Tommaso Cerno, all’epoca direttore del Messaggero Veneto, dette importanza alla vicenda e pubblicò sul suo giornale tutti i miei tentativi di ritardare l’esecuzione. Ricordo anche con gratitudine e stima Clemente J. Mimun, direttore del Tg5, a cui raccontai la storia della ciminiera: ne fu commosso e mandò un suo giornalista a fare un’inchiesta che poi venne trasmessa al telegiornale. Ma fu tutto inutile.

Oltre alla grande amarezza di aver assistito a una cosa ignobile senza riuscire ad impedirla rimane anche il dubbio che la ciminiera fosse realmente pericolante. Al riguardo, emersero notizie contraddittorie da documenti ufficiali. Sperai che se ne occupasse la Magistratura visto che la ciminiera era protetta dalla Soprintendenza e che almeno quest’ultima facesse sentire alta la propria autorevole voce al riguardo. Non per condannare, ma almeno per capire come certe assurdità possano verificarsi.

Personalmente, sono convinto che la ciminiera avesse bisogno di manutenzione ma che fosse tutt’altro che pericolante. Se fosse stata realmente pericolante non si spiegherebbe, per esempio, come fosse stato possibile, tre settimane prima della demolizione, consentire il passaggio nella strada sottostante, a un paio di metri dalla base della ciminiera, il Giro d’Italia!

Il passaggio sotto la ciminiera dei ciclisti del Giro d’Italia, il 20 maggio 2016, per la 13ª tappa, Palmanova-Cividale, sulla strada di Gemona denominata SR356, è verificabile da articoli di giornali dell’epoca e addirittura da un’ordinanza al riguardo da parte della Prefettura!

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Sismologo, Accademia dei Lincei
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