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Giovedì, 25 Apr 2024

La Corte dei conti, nei giorni scorsi, ha depositato la Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria 2018 dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), ente pubblico di ricerca, dotato di autonomia scientifica, finanziaria, patrimoniale, contabile e organizzativa, il cui compito è quello di promuovere lo sviluppo industriale aerospaziale nel settore della ricerca.

Dal documento, redatto dai magistrati della Sezione controllo sugli enti della Corte, si apprende, tra l’altro, che il rendiconto relativo all’esercizio 2018 evidenzia un disavanzo finanziario di competenza di euro 63.928.862 (nel 2017, l’avanzo era stato pari ad euro 58.850.451), in parte dovuto ai minori contributi statali (-13,10 per cento) e, in parte, alle maggiori spese in conto capitale, passate da euro 86.793.835 del 2017 a euro 182.341.089, nel 2018; un avanzo di amministrazione di 266.143.477 euro, con un decremento del 20,23 per cento rispetto all'esercizio precedente; un risultato economico, pari a 39.470.455 euro, poco più del doppio del dato relativo all’esercizio 2017; un aumento del 6,72 per cento del patrimonio netto.

Nella predetta Relazione sono presenti alcune note critiche dei giudici contabili.

Innanzitutto, la mancata elaborazione da parte dell’Asi degli indicatori di risultato di cui agli articoli da 19 a 23 del d.lgs. n. 91 del 2011, da ascrivere, però, – come fatto rilevare dalla stessa Agenzia – alla mancata definizione del “sistema minimo di indicatori di risultato” da parte del ministero vigilante (il Miur).

Al riguardo, la Corte sollecita il Miur a dare applicazione ad una disposizione di legge la cui entrata in vigore risale al 1° settembre 2011 (sic!).

Nel 2018, l’Asi – si legge nella Relazione – ha stipulato 716 contratti, per una spesa complessiva di impegni pari a 115,4 mln. La procedura più utilizzata, pari all’87,50 per cento del totale, riguarda contratti stipulati con affidamenti diretti.

La Corte, “pur comprendendo l’elevata e particolare specificità del settore aerospaziale e, conseguentemente, delle sue forniture, rileva che la gran parte delle risorse finanziarie destinate a contratti per lavori, servizi e forniture … risultano impiegate mediante affidamenti diretti e sollecita l’Agenzia - ai sensi dell’articolo 1, comma 32, della l. n. 190 del 2012, dell’articolo 4-bis, comma 2, del d.lgs. n. 33 del 2013 e della Delibera Anac n. 39 del 20 gennaio 2016, nonché al fine di una migliore evidenza della gestione contrattuale e amministrativa - a pubblicare sul proprio sito istituzionale, nella sezione Amministrazione trasparente, l’intera attività negoziale posta in essere, senza eccezione alcuna.

Per quanto riguarda le partecipazioni societarie indirette - ossia quelle detenute dall’Asi attraverso la società controllata Cira Scpa. (il cui conto economico, nel 2018, ha registrato una perdita di esercizio pari ad euro 3.152.557, ndr) - nelle società Aspen Avionics, Dac Scarl, Dass Scarl, Imast Scarl, Ir4I Scarl, considerate, ai sensi del d. lgs. n. 175 del 2016, tutte in contrasto con i requisiti di mantenimento, la stessa Asi, ha dato mandato al Presidente di trasmettere al Cira la richiesta di adozione di un piano di riassetto.

Successivamente – riferisce la Corte – l’Asi, con deliberazione n. 130 del 20 dicembre 2019, con riguardo alle società DAC, Imast, Dass, e IR4l, dopo aver accertato la persistente mancanza delle condizioni previste dall’art.20, c.2. (del d.lgs.175/2016, ndr) per il loro mantenimento, ha precisato che, trattandosi di distretti aerospaziali, Cira “avrebbe dovuto procedere ad un approfondimento dello studio e dei termini per il mantenimento di tali peculiari forme partecipative”. Preso atto, tuttavia, “dello stallo verificatosi” e avendo, nel contempo, ritenuto di “non poter più avallare la partecipazione del Cira” nelle predette società, l’Agenzia ha deliberato di dover “prendere in carico l’azione non svolta dal Cira ossia lo svolgimento degli opportuni approfondimenti con gli attori esterni ritenuti competenti su tali questioni”.

Tale iniziativa è stata condivisa dalla Corte, che ha sollecitato l’Asi a adottare ogni più utile iniziativa, affinché nel prossimo piano di revisione ordinaria venga completato il percorso di razionalizzazione di tutte le partecipazioni, anche indirette.

In precedenza, sulla stessa materia, era intervenuto, prima dell’insediamento del nuovo Presidente, anche il Commissario straordinario dell’Asi che, con decreto n.26 del 20 dicembre 2018, aveva trasmesso al Cira una relazione tecnica sulla “revisione periodica delle partecipazioni” dell’Agenzia, invitando il Cira ad adottare le misure ivi contenute.

Nel predetto documento, si sottolineava, “con riferimento alla società Dac, il contrasto con il citato art. 20, comma 2, del d.lgs. 175 del 2016, in quanto al 31 dicembre 2017 continuava ad avere un organico composto da 3 dipendenti e 9 amministratori. In riferimento ad Imast, il contrasto è stato rilevato in quanto al 31 dicembre 2017, in organico risultavano 4 dipendenti e 16 amministratori”.

Il cda del Cira, nella seduta del 6 marzo 2018, recependo le indicazioni del socio di maggioranza relativa Asi, aveva deliberato di proporre all’Assemblea dei soci, che aveva approvato la proposta nella seduta del 10 maggio 2018, la cessione di tutte le società partecipate tranne Dac e Imast, in quanto ritenute di rilevanza strategica.

Quanto al contenzioso, infine, dalla citata Relazione sia apprende che l’Asi, nel 2018, “ha impegnato e pagato un importo pari ad euro 561.409 (nel 2017 aveva corrisposto un onere pari ad euro 116.174), per riconoscimento di debiti vari, di cui per euro 299.831 (nel 2017 pari ad euro 110.637) relativi al personale. Anche nel 2018 il contenzioso in materia di rapporto di lavoro del personale dell’Agenzia ha avuto ad oggetto, in particolare, questioni relative all’esclusione dai bandi di concorso, alle procedure di stabilizzazione, all’inquadramento ed al riconoscimento di mansioni superiori. Sono stati definiti, in questo ambito, 27 giudizi, mentre 39 sono ancora pendenti”.

redazione@ilfoglietto

 

 

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