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Giovedì, 25 Apr 2024

Il 30 giugno scorso, la Corte dei conti ha trasmesso alle Presidenze delle due Camere del Parlamento la Relazione in merito al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria 2018 dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), ente di ricerca dotato personalità giuridica di diritto pubblico ed autonomia scientifica, finanziaria, patrimoniale, contabile, statutaria e regolamentare, sottoposto a vigilanza da parte del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur), ora Ministero dell’università e della ricerca (Mur).

Le finalità dell’Inaf, siccome previste dall’articolo 1 dello Statuto, consistono “nello svolgere, promuovere e valorizzare la ricerca scientifica e tecnologica nei campi dell’astronomia e dell’astrofisica, diffonderne e divulgarne i relativi risultati, favorire il trasferimento tecnologico verso l’industria, perseguendo obiettivi di eccellenza a livello internazionale”.

L’Inaf, con sede centrale in Roma Via del Parco Mellini, si articola sul territorio nazionale in 17 strutture, tra Osservatori e Istituti, cui si aggiunge il Telescopio Nazionale Galileo, con sede alle Canarie.

Dalla predetta Relazione si apprende che l’esercizio 2018, con riguardo alla gestione economico-finanziaria, ha fatto registrare un avanzo finanziario di competenza pari a euro 9.251.264 (nel 2017, euro 11.704.965; nel 2016, euro 7.655.621).

Di segno positivo anche il risultato di amministrazione, pari ad euro 146.893.081 (in crescita rispetto al 2017, quando segnava +137.585.019), nonché l’attivo patrimoniale, risultato pari a euro 204.290.582 (a fine 2017, segnava +198.134.864).

La spesa per il personale, pari a 72,556 milioni di euro, compresi gli oneri riflessi, ha assorbito, come negli anni precedenti, la quota percentuale maggiore (55 per cento) di quella complessiva, in calo di 2 punti rispetto a quella registrata nel 2017.

Le unità di personale in servizio alla data del 31 dicembre 2018 risultavano pari a 1.096, di cui 366 tra dirigenti di ricerca, primi ricercatori e ricercatori; 177 tra dirigenti tecnologi, primo tecnologi e tecnologi; 160 tra astronomi ordinari, associati e ricercatori; 2 dirigenti amministrativi; 41 funzionari di amministrazione; 79 collaboratori di amministrazione; 17 operatori di amministrazione; 191 collaboratori tecnici; 60 operatori tecnici e 3 unità inquadrate nel ruolo ad esaurimento del profilo EP (Elevata Professionalità).

Dalla Relazione dei giudici contabili emergono anche delle criticità legate a tre contenziosi che l’Inaf, alla fine del 2018, aveva in essere rispettivamente con il Cnr, con l’Inps e con i precedenti amministratori dello stesso Inaf, in carica nel periodo 2005-2007.

La prima delle tre controversie ha per oggetto il mancato trasferimento da parte del Cnr delle risorse, già accantonate a titolo di Tfr/Tfs, maturate dal personale dello stesso Cnr transitato ex lege nei ruoli dell’Inaf, a far data dal 1° gennaio 2005.

Nonostante ripetuti contatti tra i due enti di ricerca, 13 anni non sono stati sufficienti a comporre bonariamente la questione.

Solo a febbraio scorso, secondo quanto riferito dalla Corte dei conti, il Cnr, con una nota, ha proposto le modalità di definizione dell’annoso contenzioso, da valutarsi da parte dell’Inaf.

La nota contiene tutti i prospetti del personale Inaf, già in forza al Cnr, cessato dal servizio dal 2005 al 2019, nonché l’importo del montante del trattamento di fine rapporto trasferito dall’Inaf nei medesimi esercizi, da ultimo, per il 2020, pari a euro 454.321 (oltre a due conguagli riferiti ad anni precedenti).

“Pertanto, al momento - scrive la Corte - il credito vantato dall’Inaf nei confronti del Cnr, in base all’elenco prodotto da quest’ultimo, per le 162 unità di personale ancora in servizio, risulta pari a euro 5.007.599, di cui euro 4.585.701 per le n. 92 unità in regime di Tfs (assunte fino al 31 dicembre 2000) ed euro 421.898 per le 72 unità in regime di Tfr (assunte dopo il 1° gennaio 2001)”.

La seconda controversia vede sempre l’Inaf nella veste di creditore, questa volta nei confronti dell’Inps.

Motivo del contendere, i crediti (pari a circa 4,6 milioni di euro, oltre eventuali interessi) vantati dall’Inaf nei confronti dell’Inps (gestione ex Inpdap).

“A decorrere dal 1° gennaio 2006 - si legge nella Relazione - per effetto del passaggio del personale contrattualizzato, in quel momento in servizio presso l’Inaf, al comparto degli enti di ricerca, è cessata l’iscrizione del ridetto personale (con esclusione di quello inquadrato nella qualifica di 'astronomo', che ha mantenuto il regime di diritto pubblico), alla cassa previdenziale ex Enpas, gestita dall’ex Inpdap (poi confluito in Inps)”.

“L’Inaf, in proposito - continua la Relazione dei giudici contabili - riferisce che l’ex Inpdap avrebbe comunicato tale circostanza solo nel 2009, salvo ritenere il personale in parola sprovvisto di copertura sin dal momento del passaggio al nuovo comparto … Pertanto, l’Inaf ha curato direttamente la gestione e l’erogazione del trattamento di fine rapporto (per i dipendenti assunti dal 2001) e di quello di fine servizio (per i dipendenti assunti prima del 2001), continuando, tuttavia, anche per l’arco temporale 2006-2009 a versare i contributi alla gestione ex Inpdap”.

A far data dal 2010 (primo esercizio successivo alla comunicazione di non iscrizione, effettuata dall’ex Inpdap nel secondo semestre 2009), l’Inaf si è fatto carico di gestire direttamente i due menzionati trattamenti di fine servizio, richiedendo, contestualmente, al medesimo ex Inpdap, il montante dei contributi accantonati, per le unità di personale confluite nel comparto degli enti e delle istituzioni di ricerca, nel periodo compreso tra la loro assunzione ed il 30 dicembre 2005.

L’importo dei contributi versati a suo tempo alla gestione ex Inpdap, oggi Inps, è stato quantificato dall’Inaf in euro 4.581.955, con una nota del 21 aprile 2017, a firma del Direttore generale dell’Istituto, recante, altresì, diffida ad adempiere e costituzione in mora.

A seguito di ciò, al fine di addivenire al recupero di tali contributi, versati ma non dovuti, è stato istituito un tavolo tecnico congiunto tra Inaf e Inps, col compito di determinare in via definitiva l’ammontare del rimborso spettante all’ente di ricerca.

Nel frattempo, il Collegio dei revisori dell’Inaf, nella seduta del 21 febbraio 2020, “preso atto dei ritardi nella conclusione del processo di definizione del preciso importo, da parte del tavolo tecnico congiunto Inaf-Inps, ha ritenuto necessario, al fine di garantire i futuri equilibri di bilancio, accantonare a fondo rischi l’importo integrale del credito vantato nei confronti dell’Inps”.

In precedenza, segnatamente a novembre 2019, il cda dell’Inaf aveva deliberato "di accantonare a fondo svalutazione crediti l’importo di euro 1.350.000, pari a circa il 30 per cento del credito in esame, mentre non ha ritenuto di procedere ad un accantonamento integrale, in quanto il credito sarebbe riconosciuto dall’Inps, ma necessitante di precisa quantificazione".

Il terzo ed ultimo contenzioso ha per oggetto sempre un credito che l’Inaf, alla data del 31 dicembre 2018, vantava nei confronti del presidente e dei componenti del Consiglio di amministrazione in carica nel periodo compreso tra il 2005 ed il 2007, pari a circa 300 mila euro, a titolo di indennità percepite per un importo superiore a quello a cui gli stessi avevano diritto.

Al riguardo, i magistrati contabili scrivono che “Avverso i provvedimenti di recupero delle somme indebitamente corrisposte, i titolari dei predetti incarichi hanno proposto ricorso innanzi al Tar del Lazio, che ha, in primo luogo, rigettato le istanze cautelari presentate, con ordinanze, invece, annullate dal Consiglio di Stato, che ha disposto la sospensione della esecutività dei provvedimenti citati. Con sentenze n. 8230 del 19 luglio 2018, e n. 8789 del 6 agosto 2018, il Tar del Lazio ha, nel merito, rigettato i ricorsi. La Direzione generale ha, comunque, avviato, per il tramite del Servizio affari legali e contenzioso, le procedure di recupero delle somme indebitamente corrisposte”.

Per sapere se le tre operazioni di recupero crediti complessivamente milionari siano andate a buon fine, bisognerà attendere la prossima Relazione della Corte dei conti.

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