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Venerdì, 29 Mar 2024

Marcello Seclì, presidente della Sezione Sud Salento-Italia Nostra, con l’appoggio e il sostegno di quanti aderiscono alla storica associazione che in Italia da oltre 65 anni si batte per la salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali, ce la sta mettendo tutta, ma proprio tutta, per impedire che vada in rovina, per incuria e abbandono, quello che è stato definito, dall’archeologo e giornalista Manlio Lilli, “uno dei capolavori architettonici del Salento”.

Si tratta della Chiesa di San Pietro dei Samari, edificata nel XII secolo, sottoposta a tutela culturale, ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio per effetto del Decreto di vincolo diretto del 25 maggio 1984, ubicata in un’area di proprietà privata, nel comune di Gallipoli.

Le numerose iniziative intraprese nel corso degli anni da Italia Nostra non sono riuscite a scuotere le coscienze di quanti avrebbero avuto il dovere d’intervenire, tra i quali Comune, Ente Parco Naturale Regionale “Punta Pizzo-Isola di S. Andrea”, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto-Lecce.

L’ultima azione concreta intrapresa dal presidente Seclì, per scongiurare che quel che resta della Chiesa medievale si riduca in un ammasso di macerie, è di qualche giorno fa: un circostanziato e documentato esposto indirizzato a tutte le parti in causa e anche al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bari, nonché, per conoscenza, al Presidente della Giunta della Regione Puglia, al Prefetto di Lecce e al Vescovo di Nardò-Gallipoli.

Italia Nostra, attese le “condizioni di totale abbandono, di estremo degrado e per probabili ed ulteriori crolli della cortina muraria della Chiesa di San Pietro dei Samari in Gallipoli”, ha fatto “richiesta di un immediato sopralluogo, di urgenti interventi per la messa in sicurezza e acquisizione del bene al patrimonio comunale”.

In particolare, “alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e ai Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale” è stato chiesto “di effettuare con estrema urgenza un sopralluogo al fine di constatare le ulteriori criticità strutturali, l'adeguatezza del puntellamento e di individuare gli interventi di somma urgenza da effettuare al fine di evitare il totale crollo della Chiesa”; “al Comune di Gallipoli e all’Ente Parco ‘Isola di Sant’Andrea e Litorale di Punta Pizzo’ di mettere in atto con estrema urgenza tutte le necessarie azioni volte al perseguimento delle finalità stabilite dalla L.R. n. 20/2006 e - possibilmente - di indirizzarle all’acquisizione del monumento al patrimonio comunale, ciò anche in ragione del recente inserimento di Gallipoli nell’itinerario culturale ‘La Via Petrina: il Viaggio di San Pietro dalla Puglia a Roma’.”

L’iniziativa di Seclì questa volta potrebbe finire anche all’attenzione del titolare del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (Mibact), Dario Franceschini, se è vero, come è, che a condividerne prontamente le argomentazioni, con un comunicato stampa, è stata la senatrice Margherita Corrado (M5S), componente della Commissione cultura a Palazzo Madama, assai nota per il suo impegno per la tutela del patrimonio artistico del paese.

“L’inerzia del Ministero e degli Enti locali – scrive la senatrice Corrado – non è giustificata dal fatto che il monumento, di notevole valenza storica e architettonica, non sia stato finora acquisito al patrimonio pubblico, cosa che certamente avrebbe facilitato il reperimento delle risorse necessarie ad un intervento di restauro e recupero” – che aggiunge – “Lo Stato può e deve sostituirsi alla Proprietà - se quella come nel caso di specie, dopo che nel 2009 fece posizionare una ragnatela di tubi innocenti intorno alle pareti esterne incrinate e la copertura del solaio (oggi, semidiroccati anch’essi), fa orecchie da mercante - ed eseguire le opere necessarie a garantire la tutela dell’edificio, per poi rivalersi nei confronti dell’inadempiente”.

Infine, per la Corrado, “Perdere questa importante testimonianza della storia di Gallipoli e del Salento per negligenza o peggio indifferenza sarebbe un delitto. Bene ha fatto l’Associazione a suonare di nuovo l’allarme, prima che i danni raggiungano una tale gravità da rendere il recupero impossibile tecnicamente o troppo oneroso provvedervi. Un sopralluogo della competente Soprintendenza, come correttamente richiesto, è il primo di una serie di passi da compiere senza perdere tempo e facendo ogni sforzo per coinvolgere nel recupero la comunità locale, responsabilizzandola nei confronti della propria storia”.

Staremo a vedere se l’impegno e la tenacia della Sezione sud Salento-Italia Nostra riusciranno ad impedire la dissoluzione della Chiesa di San Pietro dei Samari e a far sì che venga riportata alla sua antica bellezza.

Se così sarà, e noi ce lo auguriamo, festeggeremo idealmente assieme a tutta la comunità salentina e a quanti hanno a cuore le sorti del nostro patrimonio artistico, culturale e ambientale.

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