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Venerdì, 29 Mar 2024

Foto 1 1Il Canada condivide con gli US la frontiera più lunga del mondo: circa 9.000 km se si include la frontiera con l’Alaska, che si estende abbondantemente verso il Sud.

Per lunghi tratti la frontiera coincide con un parallelo, British style: il 45°. Anche un tratto di frontiera fra Québec e gli stati US di New York e Vermont è costituito da una linea che taglia qualsiasi cosa incontri: strade, laghi (come ad esempio il lago Memphremagog, vedi mappa, da cui prende nome la città di Magog),

e perfino edifici, come ad esempio la biblioteca di Stanstead (la striscia nera rappresenta la frontiera), alla quale si può accedere da entrambi gli Stati, salvo poi evitare di sbagliare il lato del rientro….

La maggior parte della frontiera non è presidiata e nemmeno delimitata da una rete ufficiale: al massimo qualche siepe da uno o dall’altro lato. Non c’è il “muro di Trump”, in quanto i migranti verso gli US vengono da Messico e America Centrale. Vi è solo una sequenza di cippi bianchi che riportano la data di posizionamento e, sui due lati, il nome di Canada e US, posizionati a distanza irregolare all’interno di una striscia di qualche metro di larghezza, una sorta di “no man’s land”.

Foto 6 6

Un estraneo vi si addentra con un certo timore, convinto che i superpoteri US stiano controllando i propri movimenti dallo spazio e che di lì a poco una sirena si metta a suonare, oppure che compaia sgommando la US Police, o peggio. Viceversa i vicini di casa (ci sono chalet nei due stati che distano poche decine di metri in linea d’aria) si parlano e si scambiano visite, anche se la frontiera segna a volte una diversificazione culturale importante, ad esempio in termini di possesso di armi.

Fra US e Canada vi è un certo pendolarismo. Vi erano linee ferroviarie che attraversavano il confine, con mini-posti di frontiera più che altro di forma; ora sono in gran parte dismesse e trasformate in passeggiate pedonali e ciclabili (d’inverno sciabili o “racchettabili”). Naturalmente ci sono anche passaggi illegali in entrambi i sensi.


Esistevano anche un gran numero di passaggi locali, per veicoli o per soli pedoni, oggi chiusi.

Fra questi, quello di Roxham Road (Chemin Roxham), a circa 60 km a sud di Montrèal, a un passo dall’autostrada per New York e dalla città di frontiera di Champlain, è diventato da qualche anno una controversa e non ufficiale porta di accesso al Canada per i richiedenti asilo che vogliono lasciare gli US. Ma non per tutti e non a qualsiasi condizione.

La storia è raccontata in dettaglio da Wikipedia, da dove è presa anche la mappa qui sopra (la striscia rossa disegna Roxham Road). Di seguito la riassumo, semplificando molto.

Come molti altri posti di frontiera minori funzionò regolarmente fino al 1972 e venne chiuso dopo gli attentati ai Giochi Olimpici di Monaco, nel timore che potessero agevolare atti terroristici in occasione dei Giochi di Montréal del 1976. Il passaggio a piedi era comunque possibile anche se illegale.

A partire dal 2015, Roxham Road - al pari di pochissimi altri “ex” posti di frontiera (es. Emerson, Manitoba) - cominciò a essere utilizzato per entrare in Canada e richiedere asilo da parte di “refugees” che attendevano una risposta alla loro domanda di asilo da parte degli US, o più semplicemente da parte di qualcuno che era riuscito a entrare negli US solo per raggiungere il Canada. Nel 2016, il Canada concesse l’asilo a circa il 62% dei richiedenti.

Il passaggio a Roxham Road cominciò a diventare popolare, prima fra i Nigeriani poi soprattutto fra gli Haitiani, francofoni. In seguito arrivarono anche Turchi, Eritrei, Messicani, Colombiani, Congolesi della Repubblica Democratica, cittadini del Chad, Colombiani e Venezuelani. Roxham Road divenne praticamente l’unico passaggio “irregolare” della frontiera e il Canada fu costretto dai fatti a occuparsi del “ricevimento” dei richiedenti asilo, disponendo guardie, installando baracche e organizzando il trasferimento a Montréal per quelli che non venivano rinviati immediatamente negli US.

Nel 2017, la situazione peggiorò con l’avvento di Trump, che accelerò il flusso migratorio. Nell’agosto 2017 si registrò un passaggio di circa 400 persone al giorno, per un totale di circa 16.000 nell’anno; nel 2018, furono 18.000; 16.000, nel 2019. Addirittura succedeva che richiedenti asilo, sbarcati all’aeroporto JF Kennedy di New York e superate le strette maglie dell’ “Immigration” degli US, prendessero un taxi direttamente fino a Roxham Road. A Plattsburgh, cittadina US nelle vicinanze, il passaggio dei richiedenti asilo divenne fonte di commerci vari, legali o meno; sembra che taxi per la frontiera venissero prenotati già dall’estero.

Da https://ici.radio-canada.ca/recit-numerique/3469/roxham-road-canada-migrants-trudeau-passeurs-taxis-frontiere

Si crearono anche dei comitati di appoggio ai richiedenti stessi, pronti a fornire assistenza e istruzione, quali ad esempio i canadesi “Bridges Not Borders/Créons des Ponts” (http://www.bridgesnotborders.ca) e gli US “Plattsburgh Cares” (https://plattsburghcares.org/).

Secondo l’Immigration and Refugee Board of Canada (IRB), nel 2017 solo il 6% di quanti entrarono irregolarmente in Canada ottenne l’asilo; nel 2018 la cifra era salita al 16% e al 48% nel 2019. Tuttavia, solo l’1% dei non aventi diritto era stato espulso verso il paese d’origine.
Nel marzo 2020, a causa della pandemia il Canada chiuse tutte le frontiere, limitando i passaggi a quelli legati a motivi essenziali. Roxham Road venne ufficialmente chiusa, anche se un numero limitato di richiedenti asilo riuscì comunque a passare, per riaprire poi nel Novembre 2021, sia pure nel rispetto delle regole sanitarie legate al Covid.

Ma quali sono gli argomenti principali che rendono possibile l’esistenza di questa porta? La questione è spiegata con chiarezza qui:
http://www.bridgesnotborders.ca/myths-and-facts-2.html

Il punto principale è il riferimento alla "Dichiarazione Universale dei Diritti Umani", Art. 14, che stabilisce che “Ciascuno è libero di cercare e godere in altre nazioni asilo da persecuzioni”. Inoltre, se un richiedente asilo si presenta immediatamente a un funzionario di frontiera canadese rispetta la legge: l’ingresso in questo modo è quindi considerato “irregolare” ma non “illegale”.
Ricordo che in Canada le frontiere e la loro gestione, così come quella degli aeroporti, è di competenza del governo federale.

Tuttavia, il percorso per il richiedente asilo non è semplice. Prima di tutto la persona in questione deve avere una motivazione solida; in caso contrario verrà rinviato negli US e non potrà più ritentare l’accesso al Canada (questa procedura non è stata confermata dopo il 21 novembre 2021). Inoltre NON deve avere già presentato domanda di asilo negli US, in UK, Australia e Nuova Zelanda; in questo caso la procedura è più complessa e in genere ha solo il 40% di probabilità di successo.
http://www.bridgesnotborders.ca/crossing-at-roxham-road.html

I gruppi di sostegno spiegano la procedura corretta da seguire una volta arrivati alla frontiera:
http://www.bridgesnotborders.ca/info-for-asylum-seekers.html

• aspettare fino a che si palesi un funzionario della dogana canadese. Questi chiederà per prima cosa se si è in grado di capire (inglese o francese), poi seguirà il protocollo – molto British - e cioè:
• avviserà che l’ingresso via Roxham Road è illegale;
• informerà che si può entrare in Canada dal posto di frontiera ufficiale di St. Bernard de Lacolle, poco distante (attenzione però che, trattandosi di un posto ufficiale, il richiedente asilo verrebbe con tutta probabilità rispedito negli US);
• informerà che, se il richiedente asilo intende passare comunque, verrà arrestato.

Da https://ici.radio-canada.ca/recit-numerique/3469/roxham-road-canada-migrants-trudeau-passeurs-taxis-frontiere

Se il richiedente asilo decide di passare viene quindi arrestato “provvisoriamente”, condotto a St. Bernard de Lacolle (!) e detenuto per il tempo necessario a consentire la verifica del suo status (in genere circa 24 ore). Dopodiché se accolto viene avviato a Montréal per le pratiche successive: in caso contrario, se il funzionario decide che non ha diritto all’asilo, rispedito negli US. Il tutto al netto della eventuale quarantena Covid-19.

La questione ha avuto forti implicazioni nei rapporti fra Canada e US, accusati di non rispettare gli accordi fra i due paesi e di “lasciar uscire” o addirittura favorire l’espatrio dei richiedenti asilo, e anche all’interno dello stesso Canada che – oltre ad avere la percentuale di immigrazione più elevata fra i paesi dell’OCSE - ha una legislazione meno restrittiva degli US. Oggi è in corso di rinegoziazione fra Canada e US.

Nel Dicembre 2021, i passaggi sono stati circa 2000. L’impressione, tuttavia, è che si vada verso una chiusura di Roxham Road, e questa non è una buona notizia per i richiedenti asilo in Canada.

Con la collaborazione di Jacques Barolet, cittadino del Québec, che abita alla frontiera.

(3 - fine)

Massimiliano Stucchi
Sismologo, già dirigente di ricerca e direttore della Sezione di Milano dell’INGV
Fondatore e curatore del blog terremotiegrandirischi.com
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Articoli precedenti:
Dicembre 2021: Québec, Covid e altre storie
Gennaio 2022: Québec, Covid e altre storie

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