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Martedì, 23 Apr 2024

Il 26 marzo prossimo a Avezzano verrà presentato il libro Le tre velocità di Fabrizio Galadini, geologo, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Questo libro (Aleph editrice, 2021, pp.200, euro 20,00) viene a valle di altri dello stesso autore (recentemente, Tracce ondulanti di terremoto e la curatela di Marsica 1915-L’Aquila 2009. Un secolo di ricostruzioni) e, come affermato nella introduzione, rappresenta la sintesi della personale esperienza di Galadini in rapporto a un concetto generale di cultura del terremoto.

 

Dal colloquio tra l’autore e Massimiliano Stucchi, pubblicato sul blog “Terremoti e Grandi Rischi” leggiamo:

“Il libro nasce da riflessioni su attività e personali esperienze di comunicazione della scienza negli anni seguenti al sisma aquilano del 2009. Mi riferisco, quindi, al secondo decennio di questo secolo che, in Abruzzo, è stato anche scandito dalle numerose manifestazioni legate al centenario del terremoto del 1915 e al decennale, appunto, di quello aquilano; in mezzo, la sequenza sismica del 2016-2017. Fino al 2009, svolgendo l’attività di ricerca nel campo delle Scienze della Terra, per me “cultura del terremoto” aveva senso quasi esclusivamente in riferimento al fenomeno fisico, alle sue evidenze geologiche, ai suoi effetti sul costruito, ai danni del passato ecc. Parlare di una storia della conoscenza, di evoluzione della cultura, poteva significare guardare a ciò che avevano scritto cento anni fa geologi e sismologi e confrontarlo con quanto sappiamo adesso.

Le urgenze del 2009, la necessità di un rapporto più stretto con i residenti nei territori sismici, di solito portatori di una conoscenza astratta o idealizzata dell’accaduto, l’impegno con i colleghi per la comprensione delle molteplici sfaccettature del 'Processo Grandi Rischi' mi hanno costretto a un ampliamento dell’orizzonte. Quindi, nel tempo ho prestato attenzione anche a come la conoscenza scientifica fosse recepita in altri contesti, ad esempio al livello della società civile, delle amministrazioni territoriali e dei governi centrali che di quella dovrebbero essere specchio. 'Cultura del terremoto', nel libro, include certamente le conquiste scientifiche, ma anche le loro traduzioni in atti normativi cui si informa l’azione del cittadino e, soprattutto, la consapevolezza da parte di chi vive nei territori sismici di cosa sia e possa comportare un terremoto con effetti al di sopra della soglia del danno.

Se guardo alla cultura del terremoto nel senso ampio che ho detto, estremizzando, posso distinguere i tre aspetti prima richiamati, tenendo comunque presente che sono tra loro strettamente legati: i) l’avanzamento della conoscenza scientifica e la sua divulgazione, cioè l’esito del lavoro dei ricercatori; ii) la traduzione normativa delle acquisizioni scientifiche perché aggiornamenti e modifiche delle norme misurano il cambiamento della conoscenza, l’evoluzione di una cultura del decisore, oltre che il mutamento delle condizioni della società; iii) la cultura del cittadino in relazione a 'sismicità', 'pericolosità sismica', 'vulnerabilità', 'riduzione del rischio sismico' ecc., temi rispetto ai quali, considerate le ricadute, proprio i cittadini dovrebbero rappresentare i principali portatori di interesse. Alle componenti che costituiscono questo sistema riferisco l’artificio delle tre velocità perché diversamente si evolvono la ricerca scientifica, l’azione dei decisori nei governi centrali e la sensibilità per la difesa dai terremoti da parte dei cittadini e di chi li rappresenta a livello locale." (continua)

Il libro propone anche una postfazione di Massimiliano Stucchi.

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