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Giovedì, 28 Mar 2024

Enzo BoschiFa ormai parte della storia della scienza o della tecnica la scoperta che la reiniezione di fluidi connessa alle estrazioni petrolifere potrebbe provocare terremoti anche di magnitudo non indifferente come quelli che si verificarono in Emilia nel 2012.

Il merito di questa affermazione è di un gruppo di "esperti", che hanno costituito una commissione denominata con l'acronimo ICHESE (dove la I iniziale sta per International), su invito di qualche Ministero.

 

ICHESE ha avuto anche il pregio di essere coadiuvata dai principali enti di ricerca del settore e addirittura il coordinatore del settore sismico della Commissione Grandi Rischi ne ha seguito come attento osservatore interno i lavori.È a questo impressionante coacervo di intelligenze e capacità che si deve la sconvolgente scoperta.

Tanto sconvolgente che chi ne aveva il potere decise di secretare l'importante risultato, purtroppo poi rivelato da un giornalista proveniente dalla perfida Albione.

Risultato estremamente accurato, tanto che fu possibile a un particolare esperto individuare immediatamente il colpevole delle forti scosse del 2012: il Cavone, luogo di modeste estrazioni petrolifere, ma mostro sismogenetico infernale!

In un primo momento, grande fu la gioia di aver trovato il colpevole ... ma poi ci si rese conto che forse tutta l'attività estrattiva nazionale andava bloccata.

Introducendo concetti come il terremoto di innesco, la sismicità indotta, che a sua volta induce ... e chi ne ha più ne metta ... si era subito capito che le operazioni petrolifere potevano aggiungere quella goccia in più allo stato di instabilità della zona, facendo anticipare il terremoto di anni, di decenni o addirittura secoli! Nessuno sa ancora se poteva anche ritardare ... ma ci sarà tempo e modo ...

Non ho conoscenze tanto avanzate da poter esprimere giudizi su questioni così complesse, probabilmente frutto di studi lunghi e faticosi, portati avanti con impegno indefesso.

Comunque, si ritiene ormai con certezza che l'immissione di fluidi, a qualunque profondità avvenga, faccia liberare l'energia elastica di deformazione che vi si era immagazzinata nei secoli e che, appunto, aspettava l'ultima goccia per "far traboccare il vaso".

Grande probabilmente fu lo sconcerto dello stesso Ministero, che con tanta baldanza aveva inventato l'ICHESE, e grande la difficoltà nel dover far continuare le estrazioni petrolifere in altri luoghi del Paese più redditizi ma anche molto più sismici.

Bisognava allora sdrammatizzare l'impatto della "scoperta" ICHESE. Provvidenzialmente venne in aiuto l'ENI, che da tempo aveva incaricato sei sismologi americani di indagare le possibili cause delle scosse emiliane.

Essi, con brillanti argomentazioni, esclusero che il Cavone potesse aver generato l'attività sismica del 2012 nella Bassa emiliana.

Ma argomentazioni anche brillanti non possono da sole stabilire verità tanto importanti.

È necessaria la prova sperimentale! E infatti in tutta fretta si provvide a iniettare fluidi al Cavone e misurare che cosa succedeva.
Non successe niente, come è ormai ben noto.

Ma come gli esperti di sismicità indotta, innescata (e altri aggettivi che non ricordo) saranno felici di affermare: la prova sperimentale non ha senso, perché la zona sollecitata dal Cavone si era scaricata nel 2012 e bisognerà aspettare tanto tempo prima che si ricreino le condizioni necessarie per innescare un sisma.

Insomma, i colpi in canna della Bassa emiliana erano già stati sparati nel 2012.

E infatti l'INGV ha validato le argomentazioni ma non i risultati sperimentali, il che, per quanto possa apparire bizzarro, ha consentito di non interrompere le attività di estrazione nel resto del Paese.

Mi è noto che alcuni dei sei esperti USA hanno trovato tutto questo non solo lucroso ma anche divertente.

L'aspetto più grottesco della vicenda è il trionfalismo di alcuni funzionari della Regione che hanno parlato del Cavone come del laboratorio più avanzato e unico al mondo.

Qualcuno dovrebbe arrivare a capire che se nessuno fa certe cose al mondo è perché, forse, semplicemente sono inutili, se non addirittura semplici sciocchezze.

La convinzione che i petrolieri possano indurre terremoti è ormai conclamata, tanto che lo stesso Ministero ha formato un'ulteriore commissione che ha stabilito come si affronta il problema dell'iniezione di fluidi in zona sismica.

E visto che c'erano, aumentando anche i costi per soddisfare necessità varie ...

Allora sorge il problema: perché in zone altamente sismiche come, per esempio, la Basilicata non si interrompono immediatamente le attività di estrazione?

Alcuni degli attori di questa ridicola vicenda da anni vanno preconizzando imminenti forti scosse nell'Italia meridionale.

Questo non può e non deve essere dimenticato, a meno che non si vogliano considerare coloro che hanno lanciato questi allarmi grilli parlanti in cerca di notorietà, che non dovrebbero però occupare posizioni di responsabilità.

Forse non si ritiene che i cittadini che hanno la sfortuna di vivere in zone sismiche, ma ricche di petrolio, abbiano diritto allo stesso livello di sicurezza degli altri italiani?

A domande come questa, risposte ragionevoli non sono state fornite.

Come non è mai giunta una risposta alla domanda semplicissima ripetuta più volte dal Foglietto: "Perché dopo la scossa del 20 maggio 2012 gli ‘esperti’ non dissero con forza che un'altra scossa della stessa entità era altamente probabile?"

Eppure, sostengono di disporre di algoritmi prodigiosi anche se, nel caso emiliano, sarebbe stata sufficiente una sia pur minima conoscenza della sismicità italiana.

Si sarebbero salvate numerose vite umane!

Perché si cerca di rimuovere in tutti i modi possibili questo problema?

Paura?

Enzo Boschi - Geofisico

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