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Giovedì, 25 Apr 2024

Negli ultimi cinquant’anni, con lo sviluppo dei modelli teorici e il perfezionamento delle tecniche di osservazione, la sismologia ha realizzato un eccezionale progresso nella conoscenza della Terra e dei meccanismi che producono i terremoti.

Il fatto che i terremoti non si possano prevedere in senso stretto non deve far supporre che le conoscenze sismologiche siano scarse o irrilevanti. Al contrario, la sismologia è oggi un settore di ricerca altamente specializzato e non è possibile esprimere opinioni sull’argomento se non si possiede una solida e profonda preparazione fisica e matematica.

Le opinioni espresse nell’intervista a Repubblica il 28 ottobre, a Porta a Porta il 25 agosto scorso e in altre esternazioni dall'attuale presidente dell'Ingv, ritengo siano in totale disaccordo con le conoscenze sui terremoti consolidate da tempo, verificate e ritenute valide dalla comunità sismologica internazionale.

A questo proposito, vanno sottolineati alcuni punti fermi, ormai indiscutibili:

1) La Terra è un corpo elastico. Ciò è dimostrato dall’esistenza delle onde sismiche e di altri tipi di deformazione elastica (oscillazioni libere del Pianeta, maree solide ...) e può essere anche verificato effettuando esperimenti su campioni di roccia in laboratorio;

2) Le osservazioni sismologiche e geodetiche compiute negli ultimi cinquanta e più anni hanno mostrato inequivocabilmente che i terremoti sono l’effetto di una dislocazione, o frattura, che avviene in un mezzo elastico;

3) La dislocazione è lo scorrimento relativo delle pareti di una faglia. Non si tratta del moto relativo di due blocchi di roccia indipendenti l’uno dall’altro. Si tratta invece di un movimento che avviene all’interno di un mezzo continuo e comporta una deformazione delle rocce che presenta uno schema specifico, che può essere descritto tramite la matematica. La deformazione varia a seconda del tipo di faglia, ma corrisponde sempre a un particolare sistema di forze: una doppia coppia di forze. La validità di questo modo di rappresentare la sorgente sismica è ormai dimostrata da milioni di sismogrammi accuratamente analizzati e interpretati. Sulla base di questi studi, tra l'altro, possiamo affermare, al di là di ogni dubbio, che ancora non sono stati trovati due terremoti uguali;

4) Le faglie sono quasi sempre oblique rispetto alla superficie terrestre. Lo scorrimento, essendo tangente alla superficie della faglia, ha in genere una componente orizzontale e una componente verticale. Solo nel caso di faglia trascorrente (come per la famosa faglia californiana San Andreas), lo scorrimento è prevalentemente orizzontale;

5) In una dislocazione, si muovono entrambe le pareti della faglia, in versi opposti. Perciò, quando una parete si muove verso il basso, l’altra si muove verso l’alto. Non ci sono faglie che producono esclusivamente uno spostamento verso l’alto e altre che producono esclusivamente uno spostamento verso il basso.

6) Se consideriamo le faglie distensive, come quelle nell'Appennino centrale, la dislocazione non produce nessuna “caduta”. C’è uno spostamento continuo di rocce, che genera una deformazione in un’ampia regione circostante la faglia: in alcune regioni si ha compressione, in altre dilatazione. Il termine “caduta” o “crollo” implica un movimento verso il basso e l’esistenza di uno spazio libero da occupare. Ma non esiste nessuno spazio del genere;

7) Una massa che “cade” ("una fetta di terreno che cade per sola gravità") non è equivalente a una doppia coppia di forze: perciò produce una distribuzione di onde meccaniche diversa da quella registrata dai sismometri durante i terremoti. Il modello della massa che cade è in disaccordo con le osservazioni. In altre parole, l'idea del "gravimoto" è inaccettabile in quanto non è verificata sperimentalmente. E solo la verifica sperimentale consente il progresso delle conoscenze da Galileo in poi;

8) Il terremoto non è il movimento della faglia: altrimenti si avvertirebbe solo un impulso e non un’oscillazione prolungata. Il terremoto è dato invece dalle onde sismiche generate dallo scorrimento della faglia. I danni agli edifici sono provocati dalle onde sismiche e non direttamente dal movimento associato alla dislocazione (a meno che non ci si trovi nelle immediatissime vicinanze della faglia). Perciò non ha senso associare i danni al tipo di movimento della faglia.

Addirittura si arriva ad affermare che in Giappone si verificano meno danni agli edifici perché "buona parte dei terremoti sono compressivi ... le due placche si avvicinano e comprimono il terreno, che quindi si solleva".

L'impressionante sviluppo dell'ingegneria sismica nipponica sembrerebbe avere un ruolo praticamente irrilevante. Sarebbe comunque bene lasciare agli ingegneri le spiegazioni sul perché e sul come le case non reggono alle sollecitazioni sismiche se non si hanno le necessarie competenze.

Gravissimo, poi, è quanto detto a Repubblica sulla Mappa di Pericolosità Sismica del territorio nazionale, che vien fatta sembrare obsoleta.

Si ricordi che la Mappa è finalizzata alla progettazione sismica; tenendone conto in maniera corretta, si potrebbe arrivare a vivere in maniera sicura nelle nostre case e nei nostri luoghi di lavoro. Il significato e lo scopo della Mappa sono chiaramente fraintesi.

È necessario, inoltre, ricordare che la Mappa fu approvata da un panel internazionale di revisori di indubbio valore. Successivamente fu adottata dallo Stato (Ordinanza PCM 3519/2006), quale riferimento ufficiale per le Regioni per l’assegnazione dei propri Comuni a una delle quattro zone sismiche previste. Ha reso possibile la stesura delle Norme Tecniche per le Costruzioni (DM 14/01/2008 del Ministero della Infrastrutture), attualmente in vigore.

Al passare del tempo, aumentano i dati e le conoscenze: sono state quindi previste verifiche periodiche che però non potranno cambiare in maniera sostanziale la struttura e la logica della Mappa. Pertanto, decisori e costruttori applichino tranquillamente le norme già esistenti: non c'è bisogno di attendere una nuova versione che richiederà anni e che porterà in ogni caso, dal punto di vista operativo, a modifiche minime se non nulle.

La Mappa è un risultato scientifico di altissimo livello. Sono disponibili i dati e i metodi utilizzati per ottenerla: quindi, è verificabile e, volendo, confutabile, per dirla alla Popper.

Nei migliori centri di ricerca sismologica del mondo si è impegnati verso una comprensione il più completa possibile dei meccanismi fisici alla base della sorgente dei terremoti. Comprensione resa oltremodo difficoltosa dal fatto che ogni terremoto ha sue marcate caratteristiche particolari.

Forse questi studi porteranno un giorno alla previsione dei terremoti, previsione che avrà sempre necessariamente una forte componente probabilistica.

In questi ultimi decenni, abbiamo comunque raggiunto una notevole conoscenza delle caratteristiche della sismicità italiana che, pur non consentendo previsioni in senso stretto, permetterebbe misure che avrebbero potuto ridurre drasticamente il numero delle vittime degli ultimi terremoti.

Ovviamente, se si ragiona sulla base di convincimenti in contrasto con le evidenze sperimentali non si va da nessuna parte. Siccome, in questo caso, è in gioco la salvaguardia della vita dei tanti italiani che vivono in zona sismica è necessario prendere adeguate misure precauzionali.

Post Scriptum

Alcuni bravissimi sismologi dell'Ingv staranno certamente calcolando con certosina pazienza i momenti sismici delle centinaia di scosse registrate dal 24 agosto ad oggi.

Tempo perso!

I "gravimoti" hanno tutti momento sismico nullo: secondo qualcuno, come si è sentito dire in questi giorni, quelli che chiamavamo terremoti sono "cadute", quindi fenomeni impulsivi e, in quanto tali, non rappresentabili con coppie di forze.

Come "un armadio che cade sul pavimento"!

Ma l'intuizione di rappresentare la sorgente sismica con distribuzioni di coppie di forze, anzi doppie coppie, è quella che ha portato a definire il tensore momento sismico perché, semplificando, nella coppia c'è la forza e c'è il braccio e si può calcolare il momento moltiplicandoli. Nell'impulso da "caduta" c'è la forza ma il braccio è nullo e, quindi, il loro prodotto è nullo, cioè il momento sismico è zero.

Ora all'Ingv si parla solo di "gravimoti" e, quindi, amici e fratelli sismologi, smettete di fare inutili e faticosi calcoli; dedicatevi piuttosto ad attività spensierate, magari in famiglia.

Questa storia mi ha fatto ricordare Hiroo Kanamori, il più grande sismologo vivente. Hiroo si pose il problema di che cosa avrebbero registrato i sismografi se un asteroide fosse caduto sulla Terra. E vedere se i sismografi esistenti consentivano di stabilire la massa dell'asteroide in tempo reale. Non poteva certo usare la Sismologia con le doppie coppie come sorgenti delle onde. Fu "costretto" a rappresentare la sorgente impulsiva con delle delta di Dirac ...

I meno giovani forse ricorderanno che, durante la Guerra Fredda, la Sismologia moderna ricevette un notevole impulso dalla richiesta di risolvere il problema della discriminazione, da lontano, fra terremoti ed esplosioni nucleari sotterranee.

Le due superpotenze si spiavano sismologicamente!

E riuscivano a sapere anche l'entità della bomba ... tanto che alla fine smisero di fare gli esperimenti e cominciarono a parlare di pace ...

Per fortuna all'epoca i "gravimoti" non c'erano ancora e la discriminazione fu possibile ...

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