Istruzioni per rendersi felici. Come il pensiero antico salverà gli spiriti moderni, di Armando Massarenti, editore Guanda, Parma, 2014, pp.165, euro 13.
Recensione di Roberto Tomei
Diversi anni fa, un famoso psicologo, esponente della Scuola di Palo Alto, Paul Watzlawick, pubblicò un fortunato libro, dal titolo accattivante, “Istruzioni per rendersi infelici”, in cui gli uomini vengono paragonati a ubriachi che, avendo perduto le chiavi di casa, si ostinano a cercarle nel poco spazio illuminato da un lampione, pur sapendo di averle smarrite in un altro posto, ma più buio.
Ovviamente è inutile incaponirsi a cercare dove c’è la luce del lampione, confortati dal fatto che, se ancora non le abbiamo trovate, è solo perché non abbiamo cercato a fondo o a sufficienza, quando la soluzione è invece quella di vedere altrove.
Un atteggiamento così caparbio, quello di far scelte tanto semplici quanto inadatte a risolvere i problemi, viene naturalmente criticato da Watzlawick, ma spiega bene che non ci sono improbabili toccasana per le nostre angosce.
Al di là dell’evidente richiamo nel titolo all’opera dello psicologo di Palo Alto, anche Massarenti è convinto che gli uomini non devono brancolare nel buio come ubriachi e ci indica negli insegnamenti dei filosofi antichi il luogo dove trovare la chiave per vivere felici.
Si tratta di un percorso che ciascuno deve fare da sé, se vuole raggiungere l’equilibrio necessario.
Dal senso della vita al piacere, dall’amore all’amicizia, fino alla politica e alla giustizia, su tutte queste tematiche centrali dell’esperienza umana l’autore ci trasmette le diverse formule elaborate dagli antichi, le loro massime e gli esercizi pratici che disegnano stili di vita improntati alla saggezza e al buon vivere.
A mostrarci la “via” sono Eraclito e Democrito, Platone e Aristotele, Epitteto e Marco Aurelio, Epicuro e Lucrezio. Una fonte che i secoli non hanno affatto inaridito.
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