Un sogno italiano, di Charles Dickens, Nuova Editrice Berti, Parma, 2015, pp.80, euro 10.
Recensione di Roberto Tomei
Considerato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, nonché uno dei più popolari, Charles Dickens (1812-1870) è stato romanziere versatile, un virtuoso nello spaziare tra i generi, essendo riuscito ad affiancare a lavori di forte denuncia sociale, come Oliver Twist e David Copperfield, prove di grande umorismo, come Il circolo Pickwick, fornendoci così un vivido affresco dell’età vittoriana, il periodo di massimo splendore dell’Inghilterra.
Nel corso della sua breve vita, egli è stato anche fondatore e animatore di periodici di successo, cimentandosi come giornalista e reporter di viaggio.
Tra il 1844 e il 1845, Dickens soggiornò anche in Italia, terra che gli apparve insieme esotica e minacciosa. Rientrato a Londra, pensò di recuperare tutte le lettere inviate agli amici e ne ricavò Pictures of Italy, pubblicato nel 1846, del quale qui si presenta un estratto, che raccoglie soltanto, insieme all’introduzione, le impressioni (“non ragionate, abbozzate - come riflessi sull’acqua”) avvertite da Dickens lungo la via Emilia, a Piacenza, Parma, Modena e Bologna, tra palazzi fatiscenti, mute rovine e grottesche, fugaci comparse. Infine, lasciatasi alle spalle una spettrale Ferrara, lo scrittore si immerge nelle acque di “un sogno italiano”: Venezia.
Sempre ironico e pronto a cogliere in ogni situazione il lato buffo dell’Italia e degli italiani, davanti alla città della laguna l’ironia cede il passo a momenti di rara poesia. Egli percepisce la città oniricamente, “un sogno italiano”, incantevole col suo patrimonio monumentale, tanto imponente quanto decadente, sempre in bilico tra Oriente e Occidente. Una città in una distesa d’acqua: “tutt’intorno alle banchine e alle chiese, ai palazzi e alle prigioni, imbevendone i muri e sgorgando dai segreti luoghi della città, s’insinuava sempre; silenziosa e guardinga si avvolgeva tutt’intorno a essa, con le sue molteplici spire, come un vecchio serpente”.
L’estratto pubblicato dalla casa editrice parmense contiene senz’altro la parte più “benevola” verso il nostro Paese, dato che questo - come ha scritto Carlo Messina, che ha curato l’edizione integrale delle Pictures - viene raffigurato, nel suo complesso, come povero e squallido e percepito per lo più con gli occhi di un inglese che ha una visione coloniale, chiusa entro i limiti di quella piccola borghesia da cui lo scrittore proveniva e alla quale apparteneva.
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