Non ci si crederebbe, ma la ricerca si finisce per trovarla anche dove uno meno se l’aspetta. Insomma, perfino nei fichidindia. E’ accaduto, infatti, che questi frutti, notoriamente di difficile gestione, sono “entrati” in una delibera del Cnr (n. 43/2017), risalente all’11 marzo scorso ma pubblicata solo l’11 aprile.
Leggendola, si apprende che il Cda del maggior ente di ricerca italiano ha deciso, all’unanimità (quindi con alto sprezzo delle punture facili a procurarsi maneggiando questa specie di piante, originaria del Messico ma naturalizzata in tutto il bacino del Mediterraneo) l’adesione dell’ente stesso al costituendo Distretto produttivo del Ficodindia di Sicilia, che annovera ben 4 poli produttivi (San Cono, Roccapalumba, Belpasso e S. M. di Belice), dove si intende promuovere lo sviluppo regionale del comparto ficodindicolo (termine - si badi - realmente esistente, dunque da non confondere con altri ma veri scioglilingua).
Si sa come vanno queste cose. Una valorizzazione tira l’altra, ed ecco che siamo venuti a sapere dal giornale on line 98zero.com che il 24 aprile scorso, alle ore 18,30, presso la Sala Conferenze dell’Incubatore di aziende di Galati Mamertino, sempre in Sicilia, c’è stata la presentazione del progetto di collaborazione scientifica tra Cnr (Dipartimento di scienze bioagroalimentari) e Opan (Organizzazione prodotto allevatori dei Nebrodi) per la conservazione del “Suino nero dei Nebrodi” e la valorizzazione del “Prosciutto dei Nebrodi”. Il tutto, come recitava il manifesto dell’evento, “Dedicato a chi ha voglia di tornare a sognare”.
Pare che in tutta la Sicilia, tra i contadini, fosse tradizione, soprattutto durante la vendemmia, consumare fichidindia durante la colazione. Un costume, questo, che deriverebbe dall’antica usanza del proprietario della vigna, che donava senza parsimonia questi dolci frutti ai suoi vendemmiatori per impedire che mangiassero troppa uva durante il raccolto, anche a scapito talvolta di problemi intestinali.
Noi ambiremmo ad essere più magnanimi. Qui la frutta c’è e il prosciutto pure, dunque manca solo un buon bicchiere di vino.
Ci permettiamo, perciò, di suggerire al Cnr, qualora nessuno ci avesse già pensato, di valutare l’opportunità di aderire anche a qualche altro distretto, ma stavolta vitivinicolo, così da non farsi mancare più niente per un piacevole spuntino.
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