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Venerdì, 03 Mag 2024

È stato pubblicato sul Journal Medical Genetics uno studio, realizzato da un team di ricercatori guidato da Patrizio Dimitri, docente di Genetica presso il dipartimento di Biologia e biotecnologie "Charles Darwin" dell'Università Sapienza di Roma, sulla sindrome genetica Floating Harbor.

La sindrome, di solito diagnosticata nell'infanzia, è caratterizzata da ritardo del normale sviluppo osseo, alterazioni dello sviluppo craniofacciale, ritardo del linguaggio, bassa statura e disabilità intellettiva.

I primi casi sono stati identificati al Floating Hospital di Boston nel 1973 e presso l'Harbor General Hospital di Torrance, in California, e, da allora, sono stati descritti una sessantina di casi in tutto il mondo.

Poiché alterazioni del normale sviluppo craniofacciale sono tra le cause principali di mortalità infantile e disabilità nella specie umana, lo studio del team di Dimitri ha importanti ricadute su problematiche biologiche generali, che riguardano la struttura e la funzione della cromatina e potrà avere un impatto significativo a livello applicativo in campo biomedico.

La ricerca si basa sullo studio della struttura e della funzione della cromatina, una struttura nucleoproteica che avvolge il DNA. La cromatina ha un'organizzazione dinamica che va incontro a cambiamenti di natura epigenetica mediati da specifici enzimi.

Un numero crescente di sperimentazioni indica che mutazioni in geni codificanti proteine richieste per una corretta organizzazione strutturale e funzionale della cromatina svolgono un ruolo determinante nell'insorgenza di disordini genetici, del differenziamento e dello sviluppo nella specie umana, che comprendono tra l'altro difetti dello sviluppo cranio-facciale.

In particolare, i ricercatori hanno analizzato le funzioni di due proteine cromatiniche umane, chiamate SRCAP e CFDP1, codificate dai geni omonimi.

Queste proteine appartengono ad un complesso di rimodellamento della cromatina chiamato SRCAP. Tali studi sono condotti in cellule umane e parallelamente anche in Drosophila melanogaster, il moscerino della frutta, dove esistono i geni omologhi, ovvero parenti stretti di SRCAP e CFDP1.

E' stato dimostrato che mutazioni del gene SRCAP sono responsabili dell'origine della rara sindrome genetica Floating-Harbor. L'analisi molecolare indica che le mutazioni del gene SRCAP causano la sintesi di una proteina SRCAP più corta di quella normale. E' possibile, quindi, ipotizzare che le varianti "tronche" della proteina SRCAP non siano più in grado di svolgere la normale funzione di rimodellamento cromatinico.

Tale variante, in particolare, potrebbe competere con quella normale, impedendone l'interazione con le altre sub unità del complesso e con altri partner cromatinici.

In alternativa, la variante deleta, interagendo con la forma normale, potrebbe dare luogo a molecole non funzionali.

In entrambi i casi, è possibile che l'alterazione della funzione della proteina SRCAP possa causare modificazioni dell'espressione di geni che controllano la realizzazione dei normali processi di sviluppo e differenziamento.

"E’ nostra intenzione - ha sottolineato Patrizio Dimitri - ingegnerizzare cellule umane in coltura per esprimere la variante tronca della proteina SRCAP allo scopo di riprodurre il difetto primario alla base della sindrome. I risultati di questi esperimenti potranno essere poi validati in colture di cellule primarie derivate dai pazienti FH. La comprensione delle alterazioni molecolari che portano allo sviluppo della sindrome saranno cruciali per studiare possibili approcci terapeutici".

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