Giornale on-line fondato nel 2004

Venerdì, 03 Mag 2024

Il 14 maggio scorso, sul quotidiano “Trentino” è apparso un articolo dal titolo “Fare i conti col simbolo Rostagno”, a firma di Gaspare Nevola, Ordinario presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale di UniTrento.

Il giorno successivo Il Foglietto ha dato notizia della dedica di una targa a Rostagno da parte dell’Università di Trento, dove lo stesso Rostagno aveva studiato e conseguito la laurea in Sociologia.

La nostra redazione - ritenendo l’articolo di Nevola un importante tributo alla memoria di Rostagno - gli ha chiesto l’autorizzazione a riproporre il suo editoriale sul Foglietto. Ha gentilmente acconsentito e per questo lo ringraziamo. (Red.)

Da ieri una lapide commemorativa arricchisce i corridoi del palazzo teresiano di via Verdi, sede storica dell’Università trentina, che ha visto la nascita della prima facoltà di Sociologia in Italia. A sottoscriverne la dedica è il mio dipartimento di Sociologia, unitamente agli ex-studenti storici di Sociologia: “Alla memoria di Mauro Rostagno, studente contestatore a Trento, laureato in Sociologia con lode, spirito libero, assassinato a Lenzi di Valderice (Trapani) per le sue inchieste sul fenomeno mafioso il 26 settembre 1988”.

Come ho già osservato in passato, a Rostagno è associata un’eredità storica che ci ha lasciato cicatrici pronte a riaprirsi e valutazioni contrapposte, che compongono un quadro di esperienze ambivalenti, contrastate e contrastanti. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, da quando l’affaire “memoria Rostagno” è riesploso pubblicamente per l’ennesima volta, ho sostenuto che è giunto il momento di agganciare il lavoro culturale e di memoria pubblica sull’eredità di Rostagno ad un passaggio intergenerazionale che sollecita ad una riflessione critica la mia generazione, la prima generazione “post-sessantottina” giunta a maturità, in raccordo con le generazioni più giovani e in dialogo con quella dei coetanei di Rostagno, senza lasciarsi assorbire da vissuti esistenziali e costellazioni politico-culturali che annodano e lacerano le memorie dei protagonisti storici. Le cose, però, camminano con le loro gambe e la direzione che esse prendono può lasciare perplessi o delusi.

Con la lapide dentro il palazzo di Sociologia, la questione della dedica a Rostagno trova un suo punto fermo. Possiamo voltare pagina? Ciascuno a suo modo. A me invita a riprendere qualche tema che mi sta a cuore.

Alla dedica si è arrivati a quasi trent’anni dalla morte di Rostagno. Questi “tempi lunghi” si spiegano non solo con la disattenzione, il disinteresse o la rimozione culturale ma anche con le divisioni e le polemiche che l’idea di questa dedica ha sempre suscitato in città, in Università, a Sociologia, e che perdurano. Divisioni e polemiche non vanno demonizzate né archiviate: esse possono essere un sintomo di partecipazione alla memoria, della sua vitalità. La figura di Rostagno ha diviso e divide. Perché è anche stato e rimane un simbolo del ’68, di una stagione storica molto effervescente, contraddittoria e controversa: egli rimane un simbolo di quel movimento studentesco attivo a Trento e in mezzo mondo, con tutte le sue differenti colorazioni politiche e ideologiche, pure estreme. È una stagione della nostra storia con la quale ancora oggi dobbiamo fare i conti: culturalmente, politicamente, scientificamente. Coltivare la memoria pubblica significa anche fare questo.

Una democrazia è tale se vive di pluralismo e critica, non di conformismo e indifferenza. Per sua natura è attraversata da divisioni e conflitti, anche ideali e simbolici, e dai tentativi di comporli. Le pratiche di una memoria attiva si muovono su due binari: quello dell’esperienza passata che viene ricordata e quello della commemorazione presente del passato. I gesti di memoria della Shoa, ad esempio, non si limitano ad ampliare le conoscenze sull’accaduto storico, ma si impegnano a creare un senso di compartecipazione simbolica, emotiva e valoriale all’esperienza del genocidio, a fornire ragioni e sentimenti affinché ciò non accada più. A cosa ci impegna la memoria del Rostagno del ’68? La vicenda storica legata al ’68 rimanda a una costellazione “rivoluzionaria”, fatta con protagonisti tesi a ridefinire comportamenti, immaginari, pratiche espressive all’insegna di cose come antiautoritarismo e sapere critico (non solo tecnico) dentro le università; libertà sessuale, femminismo, emancipazione dei gay; eguaglianza nell’individualismo, partecipazione politica e impegno collettivo; giustizia proletaria e anti-capitalismo, anti-imperialismo e rifiuto delle dittature sovietiche. Dovremmo guardare dritto in faccia una stagione che si disegna con poesie della Beat Generation, musica di Jimi Hendrix o Jim Morrison, Dylan e Jefferson Airplane, trascendentalismo e mistica orientali, folklore messicano, psichedelia e droghe, hippies, freaks e rockers, teologia della liberazione e Consiglio Vaticano II, California, Cuba, Vietnam, Praga. E con tante altre cose ancora, comprese le reazioni politiche e culturali a tali urti rivoluzionari: cose che possono piacere o no. Poi, presto, l’“idealismo attivo” generazionale di questa stagione degenera in violenza o tramonta nel “ritorno al privato”. Ma nel frattempo ha contribuito a fare il mondo in cui viviamo.

Rostagno è simbolo anche di questa stagione. E’ il presente, con i suoi modelli culturali e valoriali e le sue sensibilità, che dà il suo significato al passato commemorato e definisce la pregnanza delle sue figure simboliche. Il mio augurio è che la targa alla memoria di Rostagno non si risolva in tributo pagato all’esattore di una “falsa coscienza” o al facile consumismo di simboli e memoria, e nemmeno nella celebrazione di un “santino”. Un luogo della memoria può significare di più e di meglio.

Gaspare Nevola

empty alt

Il silenzioso ritorno della lontra nelle Alpi. Al MUSE incontro con lo zoologo Luca Lapini

L'ultimo appuntamento di “Incontri al museo per parlare di fauna”, in programma il prossimo 8...
empty alt

Ricerca UniPi: nuovo metodo di bonifica estrae più metalli pesanti dal fondo marino

L'Università di Pisa ha messo a punto nuovo sistema di decontaminazione per rimuovere i metalli...
empty alt

“Assalto a San Lorenzo”, una strage nascosta dai fascisti arrivati al potere

Assalto a San Lorenzo - La prima strage del fascismo al potere, di Gabriele Polo, con prefazione di...
empty alt

Ex base Nato di Monte Giogo, presto in concessione al Parco nazionale dell’Appennino

La Direzione toscana del Demanio ha ufficialmente comunicato al Parco nazionale dell’Appennino...
empty alt

“Confidenza”, il film della settimana proposto dal Foglietto

Confidenza, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone (Edito da Einaudi), regia di Daniele...
empty alt

“Università e militarizzazione” ovvero “Il duplice uso della libertà di ricerca”

Università e militarizzazione – Il duplice uso della libertà di ricerca di Michele Lancione – Eris Edizioni...

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI
Back To Top