Giornale on-line fondato nel 2004

Sabato, 27 Apr 2024

La guerra di Israele a Gaza continua imperterrita. Sono ormai più di trentamila i palestinesi uccisi. È un massacro continuo voluto da Netanyahu e non solo, punteggiato da stragi di civili palestinesi per vendicare l'assalto in stile nazista di Hamas e gruppi jihādisti del 7 ottobre scorso.

I palestinesi, donne vecchi e bambini, vengono bombardati e uccisi ogni giorno e affamati ed è del tutto ovvio che si gettino sui camion che portano cibo anche quando sono israeliani o cadano schiacciati sotto il peso dei sacchi americani paracadutati dal cielo. La responsabilità politica israeliana non cambia al di là delle dinamiche specifiche delle stragi avvenute, delle diverse versioni e penose dichiarazioni israeliane sull'esercito "costretto" a sparare sugli affamati palestinesi.

Gli americani di Biden non riescono a imporre a Netanyahu il "cessate il fuoco" neanche di qualche settimana. Ne sono testimonianza gli innumerevoli viaggi del povero Blinken e le sue peregrinazioni fra Israele e gli stati arabi confinanti.

Hamas, d'altra parte, tiene il boccino degli ostaggi - non li controlla tutti perché alcuni sono in mano a gruppi jihādisti - e se li gioca con cinismo. Orripilante e da nazisti è, in questa dinamica, servirsi dei neonati e dei bambini catturati il 7 ottobre. Se Hamas non fosse accecata dall'odio antiebraico, che fa da pendant a quello antipalestinese di una parte degli israeliani, dovrebbe semplicemente liberarli senza condizioni.

La guerra israeliana contro i palestinesi mette in risalto un elemento eminentemente politico che oggi manca rispetto agli accordi di Oslo voluti da Rabin e Arafat. Allora fu dall'interno di israeliani e palestinesi che si aprì uno spiraglio di luce per la pace in Palestina basata sui due Stati. Alla base vi fu da una parte, quella palestinese, il riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele e la rinuncia al terrorismo, dall'altra il riconoscimento, sebbene graduale, al formarsi di uno stato o entità statuale palestinese con l'accettazione da parte israeliana del principio desunto dalla risoluzione 242 dell'Onu del 1967 dopo "la guerra dei sei giorni" vinta da Israele, di "territori in cambio di pace". Gli americani di Clinton ebbero un ruolo maieutico immortalato dalla famosa foto di Camp David.

Ma non c'è solo questa mancanza a rendere ardua la prospettiva dei "due popoli due Stati". C'è anche il macigno degli insediamenti in Cisgiordania - che dovrebbe far parte del futuro Sato palestinese - delle colonie israeliane, volute dagli ebrei ultra ortodossi e dalla destra israeliana e ampiamente tollerati e difesi dai governi Netanyahu. Nel 1995, erano circa 100.000, oggi sono più di settecentomila.

L'aumento esponenziale è avvenuto dal 2010 in poi. Visceralmente antipalestinesi, sorretti da una concezione colonialista e razzista basata su Eretz Israel (la Grande Israele dal Giordano al mare Mediterraneo, la stessa che vorrebbe Hamas per i palestinesi), hanno usato la violenza per espropriare terre palestinesi e pozzi d'acqua. Vivono in villaggi fortificati circondati da muri e filo spinato, protetti dall'esercito oltre che dalle proprie milizie pudicamente nominate "squadre di sicurezza civile". Il loro idolo è Ben Gvir dell'estrema destra fascista israeliana. Stanno al governo con Netanyahu. In questi mesi, dopo il 7 ottobre, non sono stati con le mani in mano. Hanno attaccato villaggi palestinesi provocato numerosi morti e la reazione dei palestinesi, tentato di bloccare gli aiuti per Gaza, giocato contro ogni trattativa sugli ostaggi.

L'ultima notizia è che Israele intende costruire altre 3.476 case di coloni a Maale Adumim, Efrat e Kedar. l'Alto commissario per i diritti umani dell'Onu, l'austriaco Volker Türk ha dichiarato: "la Cisgiordania è già in crisi. Tuttavia, la violenza dei coloni e le violazioni legate agli insediamenti hanno raggiunto nuovi livelli scioccanti e rischiano di eliminare ogni possibilità pratica di creare uno Stato palestinese sostenibile".

Come si risolve la situazione? La cosa più naturale, sebbene difficile, è sgomberare gli insediamenti israeliani. Anche in altri momenti della storia recente i colonizzatori se ne sono dovuti andare dai territori colonizzati. Penso, per esempio, ai 900.000 coloni francesi di Algeria, i famigerati "pieds noirs". Ma allora c'era De Gaulle che non era Biden e tanto meno Netanyahu.

Quando si parla di "due popoli e due Stati" bisogna sapere qual è la situazione effettiva da cui si parte. Altrimenti diventa solo uno slogan per salvarsi la coscienza o l'immagine.

Aldo Pirone
scrittore e editorialista
facebook.com/aldo.pirone.7
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

empty alt

26 aprile 1986: il disastro nucleare di Chernobyl

In Ucraina, la mattina del 26 aprile 1986 si verificava il più grande disastro industriale della...
empty alt

Ex base Nato di Monte Giogo, presto in concessione al Parco nazionale dell’Appennino

La Direzione toscana del Demanio ha ufficialmente comunicato al Parco nazionale dell’Appennino...
empty alt

Venosa, splendido territorio ricco di tracce del passato, ceramiche e pregiati vini

In groppa alla docile mula “Bellina”, sulla “vardedda” zio Pasqualino, due “panari” di uova della...
empty alt

Licenziamento illegittimo se il dipendente comunica solo all’Inps il nuovo domicilio

Con ordinanza n. 838/2024, pubblicata in data 28 marzo scorso, la Corte di cassazione - sezione...
empty alt

“Confidenza”, il film della settimana proposto dal Foglietto

Confidenza, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone (Edito da Einaudi), regia di Daniele...
empty alt

“Università e militarizzazione” ovvero “Il duplice uso della libertà di ricerca”

Università e militarizzazione – Il duplice uso della libertà di ricerca di Michele Lancione – Eris Edizioni...

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI
Back To Top