“A Bigger Splash”, di Luca Guadagnino, con Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Matthias Schoenaerts, Dakota Johnson, Corrado Guzzanti, durata 125’, nelle sale dal 26 novembre 2015, distribuito da Lucky Red.
Recensione di Luca Marchetti
Tratto molto liberamente da La Piscina, pellicola francese del 1969 di Jacques Deray, A Bigger Splash segna il ritorno al lungometraggio di Luca Guadagnino, dopo il successo internazionale del suo Io sono l’Amore.
Ambientato nell’idilliaco paesaggio di una Pantelleria selvaggia, terra di frontiera dove s’incrociano le vite borghesi di intellettuali europei e i destini disperati di profughi ed extracomunitari, il film segue la carnage tra due ricche e belle coppie sui generis.
Da una parte, abbiamo la rockstar Marianne (una splendida e muta Tilda Swinton), novella David Bowie, reduce da un’operazione alle corde vocali, e il suo giovane fidanzato-documentarista Paul (il massiccio Matthias Schoenaerts). Dall’altro, invece, l’eccentrico produttore musicale Harry (Ralph Fiennes, finalmente senza freni inibitori), ex-compagno della cantante e personaggio sempre pronto all’eccesso, accompagnato dalla sua “nuova” figlia, improvvisa Penelope (Dakota Johnson), lolita ambigua e provocante.
La convivenza “posticcia” tra i quattro, in una solare e rocciosa villa sui bordi del mondo, è colpita continuamente da vecchi rancori, storie non concluse, incomprensioni e fantasmi del passato, e finirà presto per deflagrare in tragedia.
Guadagnino, nel suo film più riuscito ed efficace, crea un divertente gioco al massacro tra i protagonisti, esasperando per puro godimento i meccanismi fra tutti i personaggi.
Lo splendido cast internazionale messo sulla scena, composto di attori eccellenti, è sempre sferzato da un regista che non lascia mai un attimo di tregua.
Continuamente stimolati, gli interpreti forniscono prove maiuscole e certamente inedite per le proprie carriere (pensiamo, ad esempio, a Ralph Fiennes, protagonista di molti sofferti film tragici, qui alle prese con un Harry istrionico e psichedelico), non limitandosi al proprio compitino.
Grazie anche a un uso intelligente dell’ottima colonna sonora (pezzi che vanno dal Falstaff di Verdi ai Rolling Stones), la specialità del regista, e a un sapiente sguardo, tra il grottesco e il realistico, su un’Italia atrocemente vuota, ben rappresentata dal (consapevole) maresciallo macchiettistico di Corrado Guzzanti (da anni maschera eccellente delle mostruosità nostrane), A Bigger Splash si conferma un film che si muove oltre i territori del thriller.
Nel lavoro di Guadagnino, infatti, vediamo piuttosto la rappresentazione plastica del disfacimento dei rapporti umani, la messa alla berlina di quella borghesia europea che cerca l’esotico, per affermare il proprio status ottusamente esclusivo (aspetto che avvicina questa storia a Rossellini e a Bertolucci) o la lotta parricida tra due modelli di eterosessualità, lo scontro finale tra un Padre (follemente anarchico) e un Figlio (depresso).
Il regista siciliano, spesso, sbaglia i modi del racconto e a volte si fa prendere la mano, cascando dietro la trovata più furba o il manierismo visivo più eclatante. Per la prima volta, però, tutte le sue buone intenzioni, nonostante i suoi molti limiti, sono sfruttate e messe in pratica, in una pellicola che, a differenza di molto altro cinema italiano, ha davvero qualcosa da dire.
critico cinematografico