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Lunedì, 22 Lug 2024

Lo and Behold – Internet: il futuro è oggi, di Werner Herzog, durata 98’, nelle sale dal 6 ottobre 2016, distribuito da I Wonder Pictures.

Recensione di Luca Marchetti

Da sempre, Werner Herzog divide costantemente la sua carriera tra finzione e realismo, tra la narrativa dei suoi capolavori e la forza rigorosa dei suoi documentari.

Il cineasta tedesco è sempre stato interessato a intercettare storie e suggestioni piuttosto che a cullarsi dentro un particolare genere o modello. E’, infatti, impressionante come egli, a settantaquattro anni, continui imperterrito questa battaglia, portando la sua sperimentazione visiva e ideologica sempre in direzione ostinata e contraria, con lui stesso, in prima persona, nel racconto.

Herzog diventa così protagonista e guida dei suoi viaggi, catapultando il pubblico fedele al centro dei propri affascinanti e ipnotici deliri. Dopo aver incontrato personaggi assurdi ed essersi ritrovato nei luoghi più isolati e inospitali della terra, il maestro, questa volta, decide di entrare in contatto con il mondo della tecnologia e della rete.

Lo and Behold, dunque, è il suo personale sguardo sulla rivoluzione tecnologica, che ha sovvertito la vita umana negli ultimi quaranta anni. Come ci ha abituato, però, Herzog rinnega ogni tentativo pedagogico-didascalico e realizza uno schizofrenico e luminoso puzzle, dove luci e ombre convivono con la stessa efficacia e coerenza.

Insieme a Werner, e alla sua calda naïveté di artista sempre curioso e vitale, ci troviamo a parlare con ingegneri e videogame-dipendenti, scienziati affermati e vittime di cyber-bullismo.

Nel film, con estrema naturalezza e tranquillità, ritroviamo esposte e sottolineate tesi diametralmente opposte, rappresentate da puri amanti della tecnologia o da uomini comuni, che considerano Internet la reincarnazione del demonio. La mancanza di una morale precisa, l’affollamento di traiettorie e punti di vista e la velocità con cui si cambia testimonianza sono tutte scelte volute, dimostrazioni evidenti del vero obiettivo dell’autore.

Herzog non è interessato a fare il solito documento moraleggiante sullo stato della nostra civiltà. Lui non vuole, per nulla al mondo, riflettere pedissequamente sul nostro futuro. Si diverte a catturare lampi e istantanee nel mondo che lo circonda, riuscendo, con grande lucidità, a legarli in un unico, appassionante, ritratto.

Lo and Behold, quindi, più che un facile lavoro sulle derive di Internet, diventa l’ennesima esilarante (il sarcasmo, quasi inconsapevole, di Herzog è micidiale) tappa del viaggio di un artista. La stazione del pellegrinaggio cinematografico di un uomo che, ancora una volta, non si limita alle comodità del sistema che lo considera “venerato maestro”, ma che spinge la sua indagine sempre oltre, dal centro di un vulcano fino al braccio della morte di un penitenziario, passando per la stanza di un server.

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