La notizia è del 6 maggio scorso. Premesso che l’Ingv è la più importante istituzione di geoscienze in Europa, il neo presidente Carlo Doglioni ha dichiarato, tra l’altro, che “se qualcuno pensa che (lo stesso Ingv, ndr) sia in declino sbaglia, perché sarà sempre più forte e l’obiettivo è rilanciarlo e dargli la credibilità e l’autorevolezza che merita”.
Una dichiarazione in qualche modo sorprendente, che persino all’Ingv - dove, tra cataclismi e terremoti, hanno di certo altro a cui pensare - ha suscitato non poche perplessità. Infatti, non è sfuggito quasi a nessuno che Doglioni, dicendo che l’ente non è in declino e che l’obiettivo è rilanciarlo, sembra incorso in una evidente contraddizione in termini, che ricorre appunto quando i contenuti della frase sono tra loro in contrasto, dato che il rilancio è incompatibile con il buono stato dell’ente. Insomma, se declino non c’è, non c’è nemmeno bisogno di rilanciare l’ente.
Ora, se (vocabolario alla mano) declinare è “un volgere, un flettere posato e non troppo accentuato verso il basso”, è difficile sostenere che nel caso dell’Ingv declino non vi sia stato, come dimostrano anche la conflittualità dilagante e il diffuso senso di scoramento che vi albergano ormai da qualche anno a questa parte.
Guardando alla storia recente dell’ente, l’auspicio, perciò, è che, una volta assunto come obiettivo, il rilancio possa concludersi con il ritorno dell’Era Boschi, quella, per intenderci, in cui le pubblicazioni scientifiche crescevano del 10% all’anno, con l’insuperato picco del 2013, quando si registrarono oltre 500 pubblicazioni.
In ogni caso e più in generale, riconoscere che il nostro Paese è in declino non è un peccato mortale. Avendolo assunto, il declino, come un dato scontato e indiscutibile, qualche anno fa Montezemolo fondò “Italia futura” (di cui faceva parte anche il neo ministro Calenda, poi diventato Scelta Civica e ora PD) e, come molti ricorderanno, debuttò alle elezioni politiche persino un movimento-partito, che si chiamava proprio “Fare per fermare il declino”, subito declinato.
Se non è certo questa la sede per dilungarsi oltre, ci piace comunque ricordare che sinora l’unico ad aver fornito una ricetta per fermare il declino è stato mister Zaccheroni, quando ha detto che nel campionato italiano ci sono troppi stranieri e che occorre invertire la rotta, puntando tutto sul vivaio dei nostri giovani.
Ecco, appunto!