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Lunedì, 20 Mag 2024

Fino alla fine degli anni Quaranta, il nucleo atomico, la parte centrale dell’ atomo, in cui è concentrata quasi tutta la sua massa, era rappresentato con un modello “a goccia” che ben spiegava la fissione nucleare.

Maria Goeppert-Mayer è stata la scienziata che ha proposto nel 1950 il modello “a shell” o “a guscio”, per spiegarne la stabilità. Una vera rivoluzione che, nel 1963, le procurò il premio Nobel per la fisica.

Maria Goeppert (1906-1972), era nata a Katowice, città della Slesia e come ricercatrice incontrò notevoli difficoltà sia nella formazione iniziale, sia nella carriera. Studiò in scuole femminili che non davano un'istruzione scientifica adeguata e dovette superare un severo esame per essere ammessa all'università.

Aveva 18 anni quando entrò all'Università di Gottinga. Si iscrisse alla Facoltà di matematica che annoverava tra i docenti la grandissima matematica Emmy Noether, fondatrice dell’algebra moderna. Si interessò alla fisica e conseguì il dottorato nel 1930.

Sposata con un collega americano, il professor Edward Meyer, si trasferì con lui negli Stati Uniti dove continuò le sue ricerche con grandi riconoscimenti della comunità scientifica, ma poca considerazione da parte delle istituzioni che le offrivano soltanto incarichi “a titolo gratuito” nelle università dove insegnava il marito.

I fisici di tutto il mondo in quegli anni studiavano l’atomo e le sue proprietà. Maria scoprì la struttura “a guscio” del nucleo atomico nel 1950, ma solo nel 1960, come riconoscimento del valore delle sue ricerche, ottenne una cattedra di fisica presso l'Università della California a San Diego. Aveva 54 anni.

Aveva scoperto che i nuclei con un preciso numero di protoni o neutroni (detti numeri magici) erano particolarmente stabili. Da qui riuscì ad elaborare il modello del nucleo atomico “a guscio” la cui struttura è simile alla configurazione degli elettroni negli atomi, come nell’immagine.

Quando vinse il Nobel, il giornale locale annunciò l’evento con il titolo “Madre di famiglia di San Diego vince il premio Nobel". La grande scienziata, seconda donna a vincere il Nobel per la fisica dopo Marie Curie, veniva riportata al ruolo “naturale” di mamma dei due figli che aveva avuto. Un commento riduttivo che purtroppo si riscontra ancora quando si parla delle donne che riescono ad emergere in campi ritenuti maschili.

Nella foto, il murale dedicato a Maria Goeppert-Meyer, circondata da nuclei atomici, nella sua città natale.

Per saperne di più: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie". Ledizioni, 2020.

Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
facebook.com/scienziateneltempo/

 

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