di Alex Malaspina
Ieri sera l’affaire Giardini ha fatto registrare un nuovo colpo di scena, dopo quello riferito dal Foglietto la scorsa settimana.
Il consiglio della Facoltà di Scienze de La Sapienza, convocato per deliberare sulla proposta di concessione di una cattedra per “chiara fama” al presidente dimissionario dell’Ingv, non si è tenuto per mancanza del numero legale.
Un forfait imprevisto, che ha scompaginato i programmi del ministro Profumo, che era pronto a revocare l’accettazione delle dimissioni che Domenico Giardini aveva rassegnato il 22 dicembre scorso e che il titolare del Miur aveva congelato fino al 29 febbraio, proprio in attesa dell’assegnazione della cattedra che avrebbe risolto i problemi dello stesso Giardini.
A sorpresa, invece, l’atteso disco verde non c’è stato, né si ipotizza che possa esserci domani, quando si terrà una nuova riunione del consiglio, praticamente in articulo mortis, vale a dire alla vigilia della scadenza della lunga proroga concessa dal ministro al n. 1 dell’Ingv.
Sono in tanti a ritenere ormai conclusa l’esperienza in via di Vigna Murata di Giardini, che potrebbe annunciare il suo addio nel corso del consiglio d’Istituto, convocato sempre per domani, dalle ore 11 alle ore 18, con un chilometrico ordine del giorno.
Se così fosse, il sipario scenderebbe su una vicenda che certamente non ha dato lustro alla Scienza.