di Ivan Duca
Era già accaduto con Pistella nel 2007 all’Istituto di fisiologia clinica di Pisa, dove gran parte del personale, degli immobili e delle attrezzature scientifiche passarono tout court, con uno sciagurato accordo notarile, dal Cnr alla Fondazione Monasterio.
Ora potrebbe toccare a un altro centro di ricerca di eccellenza, quale è l’Istituto di scienze neurologiche (Isn) di Mangone (Cosenza), subire l’onta del dissolvimento.
Se a breve potrebbe essere redatto il certificato di morte dell’Isn, è perché da molto tempo i “necrofori” sono all’opera, almeno dal 21 settembre 2011, quando Il Foglietto dette in esclusiva la notizia che il Governatore della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti (Pdl), aveva inopinatamente revocato la convenzione con l’Isn, così facendo un regalo alla sanità privata e mettendo in ginocchio un istituto all’avanguardia in Europa, e con esso migliaia di pazienti affetti da malattie quali sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, Alzheimer, nonché malattie cerebrovascolari e neuropatie periferiche su base genetica, che annualmente ricevevano oltre 8000 prestazioni diagnostiche altamente specialistiche.
La battaglia in difesa dell’Isn, condotta in questi mesi dai ricercatori, supportati dall’Usi e da tante forze politiche e sociali del cosentino, appare all’epilogo se è vero, come sembra, che il Cnr, lungi dall’essersi prodigato per la riattivazione della convenzione con la Regione, si appresterebbe a ufficializzare lo smantellamento dell’Istituto, facendone confluire una grossa parte a Catanzaro, presso l’Università Magna Graecia, il cui Rettore è Aldo Quattrone, già direttore dell’Isn, che oggi è affidato a Antonio Gambardella, professore associato a Catanzaro, molto legato allo stesso Quattrone.
Una parte residuale dell’Isn finirebbe, invece, presso l’Università di Cosenza.
E’ non è un caso che il vice presidente del Cnr, Cristina Messa, e il dg Tuzi, il 22 marzo scorso, prima di recarsi all’Università Magna Graecia, abbiano incontrato il personale dell’Isn non nella sede naturale di Mangone, dove non hanno messo piede, ma all’Università di Cosenza, preannunciando quella che sarà una nuova mortificazione per il Cnr.
Non è chiaro se il neo presidente Nicolais abbia dato il suo ok all’operazione e se gli sia stata rappresentata la forte opposizione al “progetto” di tanti ricercatori, di tanti pazienti, di tante forze politiche e sociali e dell’unico sindacato rimasto a battersi contro le baronie universitarie.
Se lo avesse già fatto o decidesse di farlo, smentirebbe clamorosamente i suoi propositi di difendere autonomia e prestigio del Cnr.
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