Redazione
Parlare di benessere all’Istat è una vera utopia. Chi lo fa, meglio farebbe a cercare di risolvere situazioni imbarazzanti, di vero malessere.
E’ appena il caso di citare lo stato di abbandono in cui versano i 230 dipendenti ospitati nella sede romana di viale Liegi, dove da qualche mese è stato chiuso il posto distaccato, in cui venivano svolte tutte le pratiche burocratiche interne: deposito di domande di congedo, istanze per rimborso spese mediche, consegna buoni pasto et similia.
I malcapitati dipendenti sono ora costretti a fare chilometri per raggiungere la sede centrale, con spreco enorme di tempo e risorse. Formalmente, l’ufficio è stato serrato per mancanza di personale. Eppure, a Roma di dipendenti l’Istat ne conta oltre 2000, di ogni ordine e grado.
Possibile che il management dell’ente statistico (presidente, direttore generale, 18 dirigenti generali e 8 dirigenti amministrativi) non sia in grado di individuarne uno (dicasi:uno) per ovviare allo sconcertante inconveniente?
Forse è il caso di costituire un gruppo di lavoro. Il centesimo.