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Sabato, 06 Lug 2024

di Ivan Duca

All’indomani della nomina di Luigi Nicolais a presidente del Cnr, furono in tanti, forse in troppi, sindacati confederali in testa, a esultare, come se si trattasse di un messia, mandato per rendere migliore il Consiglio nazionale delle ricerche.

Tra i pochi a mantenere un prudente distacco furono Usi-Ricerca e Il Foglietto, preferendo attendere il nuovo presidente del Cnr alla prova dei fatti.

Era il mese di marzo del 2012 e l’ente di piazzale Aldo Moro, dopo la meteora Profumo, era reduce dalla gestione Maiani al quale il testimone era stato passato da Federico Rossi, subentrato come facente funzioni al dimissionario Fabio Pistella, e rimasto in carica per poco più di sei mesi.

Del resto, lo slogan che in quei giorni veniva ripetuto a mo’ di tormentone per i corridoi del Cnr era “Gino Nicolais ... uno di noi”. Lo stesso slogan che il neo presidente, giunto a piazzale Aldo Moro direttamente dagli scranni di Montecitorio, aveva utilizzato nel 2009 nella campagna elettorale, che avrebbe dovuto portarlo, come candidato del centrosinistra, alla presidenza del Provincia di Napoli, ma che lo vide sconfitto ad opera dell’esponente del centrodestra Luigi Cesaro, detto Giggino ‘a Purpetta.

In effetti, Nicolais era molto noto all’interno del Cnr, essendo stato per anni direttore dell'Istituto per la tecnologia dei materiali compositi, oltre che assessore all'Università, ricerca scientifica e innovazione tecnologica alla Regione Campania, ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione (dal 17 maggio 2006 al 6 maggio 2008 - Governo Prodi-II) e deputato al Parlamento (dal 22 aprile 2008 al 23 febbraio 2012), per cui le aspettative di cambiamento e di rinnovamento dello stesso Cnr potevano sembrare più che legittime.

A distanza di quasi due anni dal suo insediamento, l’indice di gradimento di Nicolais sembra essere, invece, ai minimi storici.

Tanti i motivi: regolamenti dell’ente in alto mare da molti mesi; reiterate proroghe degli incarichi dirigenziali a personale interno, destinato però alla fine a rientrare nei ranghi per lasciare il posto a dirigenti doc, che arriveranno dall’esterno; sconcertanti nomine di direttori f.f. di Istituto; smembramenti e/o accorpamenti privi di logica di istituti; esclusione dalla graduatoria dei vincitori di un concorso ex articolo 64 rinnovato “ora per allora”, perché collocati medio tempore in quiescenza.

Ma il simbolo del fallimento della gestione Nicolais è ritenuto da tutti il reiterato (per ben tre volte) flop della procedura informatica, che avrebbe dovuto facilitare le operazioni di presentazione delle domande di partecipazione e dei titoli da parte dei ricercatori candidati alle selezioni ex articolo 15 per la progressione di livello, ma che invece si è rivelato un vero incubo.

Eppure, come risulta al Foglietto, gli esperti informatici del Cnr, ingiustamente additati come i responsabili del clamoroso flop, avevano più volte avvertito il top management dell’ente sui rischi che si correvano nel mettere in circolo, in fretta e furia, una procedura innovativa che, in quanto tale, necessitava invece di essere adeguatamente testata, con tutto il tempo necessario.

I soloni di piazzale Aldo Moro, però, sembrano aver fatto orecchie da mercante, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Ma la procedura concorsuale ha provocato ulteriori reazioni negative se è vero, come è, che un gruppo di candidati non ha esitato ad adire la giustizia amministrativa per chiedere che, preliminarmente, il Cnr facesse scorrere le graduatorie degli idonei nelle precedenti selezioni.

Il Tar ha sospeso la procedura. Il Cnr è andato oltre, annullando il bando e scrivendone un altro, senza accogliere però le richieste dei ricorrenti che, così, hanno proposto nuovamente ricorso.

Insomma, una babele. Tutti contro tutti.

Ma Nicolais non era il messia che avrebbe dovuto ridare lustro e splendore al Cnr?

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