di Rocco Tritto
E’ fissato per domani pomeriggio, dinanzi alla Commissione affari costituzionali del Senato, il voto sulla proposta, fatta dal governo lo scorso 27 dicembre, di nomina di Pier Carlo Padoan alla presidenza dell’Istat.
Il disco verde di Palazzo Madama, al momento, appare tutt’altro che scontato, avendo bisogno del voto favorevole dei due terzi dei componenti della Commissione ovvero di 18 voti su 27. Sulla carta, la compagine governativa (Pd, Ncd e Scelta civica) può contare su 13 voti, ai quali con ogni probabilità si aggiungerà il sì del rappresentante di Sel e quello del Gruppo per le autonomie: in tutto 15.
Occorrono, dunque, altri 3 voti extra governativi, da parte di una o più forze di opposizione.
Se sul nome di Padoan il no del Movimento 5 Stelle appare scontato, come pure - salvo sorprese - quello della Lega Nord, il soccorso potrebbe arrivare soltanto da Forza Italia, anche se il partito berlusconiano, per bocca di Renato Brunetta, come riportato alcune settimane fa da Repubblica, si sarebbe dichiarato contrario al candidato indicato dall’esecutivo Letta, avendo espresso il proprio favore per Luigi Paganetto che, per inciso, è membro in carica del cda dell’Istat.
Ma gli orientamenti potrebbero essere cambiati perché, come abbiamo sottolineato nel nostro articolo della scorsa settimana, in via Balbo è in ballo anche l’ambita poltrona di direttore generale, che potrebbe scompaginare gli equilibri politici, ridando vita alle “larghe intese”, benedette, per l’occasione, dal sempreverde manuale Cencelli.
Staremo a vedere.