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Sabato, 06 Lug 2024

Lo stop al provvedimento di conferma a presidente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) è durato tre mesi, ma alla fine Bernardo De Bernardinis ce l'ha fatta ad assicurarsi la permanenza per un altro triennio sullo scranno più alto dell’ente di ricerca di via Brancati.

Quella di De Bernardinis è una vicenda assai singolare, che va a intrecciarsi con il tragico terremoto che il 6 aprile del 2009 colpì la città di L’Aquila, provocando 309 morti e circa 1600 feriti.

De Bernardinis, all’epoca vice di Guido Bertolaso alla Protezione civile, venne accusato, assieme a tutti gli altri componenti della Commissione grandi rischi, di omicidio colposo, per avere, alla fine della riunione tenutasi nel capoluogo abruzzese il 29 marzo 2009, tranquillizzato la popolazione sulla effettiva portata dell’evento sismico in corso da diversi mesi.

Per la Procura di L’Aquila, prima, e poi per il Tribunale, che ha riconosciuto la colpevolezza di tutti gli imputati (che hanno proposto ricorso in appello), se le rassicurazioni - che i membri, tra i quali Enzo Boschi, negano con forza di aver mai fatto - non vi fossero state, molti cittadini avrebbero potuto lasciare la propria abitazione prima della scossa risultata letale. Da qui la condanna per tutti gli imputati a sei anni di reclusione, oltre alla interdizione perpetua dai pubblici uffici e a ingenti risarcimenti a favore dei parenti delle vittime costituitisi parte civile, assieme al Comune di L’Aquila.

All’indomani della sentenza, pronunciata il 22 ottobre del 2012, De Bernardinis, che già ricopriva dal 2010, per decisione del governo Berlusconi, la carica di presidente dell’Ispra, rassegnò le dimissioni dall’incarico, dimissioni che però vennero respinte da Corrado Clini, ministro dell’Ambiente del governo Monti, cui spettava la vigilanza sul medesimo Ispra.

Alla scadenza del mandato, avvenuta il 13 ottobre del 2013, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, su proposta del ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, dopo i pareri favorevoli delle commissioni parlamentari competenti, ha confermato, il 16 gennaio 2014, De Bernardinis presidente dell’Ispra fino al 2017.

Il decreto di nomina, come prescritto dalla legge, prima di diventare efficace è stato trasmesso alla Corte dei conti per il visto di registrazione.

Con una nota del 10 marzo, il magistrato istruttore ha scritto alla Presidenza del Consiglio per far presente che la Sezione controllo enti della Corte aveva rilevato che “… il dottor De Bernardinis risulta essere stato condannato in primo grado con la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici”, per cui la medesima Presidenza veniva invitata a fornire ulteriori chiarimenti in ordine alla vicenda, anche in considerazione di quanto previsto in materia di inconferibilità di incarichi nella pubblica amministrazione dall’art. 3 del d.lgs. 39/2013, ovvero a ritirare il provvedimento di nomina.

Palazzo Chigi, dove nel frattempo c’era stato il cambio della guardia tra Letta e Renzi, dopo aver acquisito dal ministero dell’Ambiente un’articolata relazione sulla vicenda, il 2 aprile scorso replicava ai rilievi mossi dai magistrati della Corte dei conti, facendo presente, in sintesi, che tra i reati che ostano al conferimento di incarichi nella pubblica amministrazione non figura quello di omicidio colposo, mentre per quanto attiene all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, essa diventa operativa soltanto allorquando la relativa sentenza di condanna sia passata in giudicato.

Nel caso in esame, invece, la sentenza di condanna emessa in primo grado dal Tribunale di L’Aquila risulta essere stata appellata. Pertanto, per la Presidenza del Consiglio non si rinvengono nell’ordinamento giuridico norme tali da inficiare la legittimità della nomina decretata da Enrico Letta lo scorso 14 gennaio.

Nonostante i guai giudiziari, dunque, la conferma di De Bernardinis alla guida dell’Ispra per un altro triennio alla fine è arrivata, tant'è che il 30 aprile scorso l'ex braccio destro di Bertolaso ha presieduto il primo cda del suo secondo mandato, nel corso del quale, tra l'altro, Stefano Laporta è stato nominato direttore generale dell'ente, succedendo a se stesso.

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