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Sabato, 06 Lug 2024

Il termine per presentare le candidature è scaduto il 9 giugno. Dopo dieci giorni di studio, analisi e comparazione dei curriculum e audizione dei candidati, dopodomani il presidente della Stazione Zoologica, Roberto Danovaro, sottoporrà all’approvazione del cda il nome del nuovo direttore generale dell’ente di ricerca.

Si chiuderà così l’era di Marco Cinquegrani, primo tecnologo del Cnr, approdato per un quadriennio alla Stazione Zoologica il 1° gennaio del 2009 e prorogato fino al 30 giugno prossimo.

Nonostante il grande rilievo rivestito dall’incarico che il cda si appresta a conferire, l’argomento è stato stranamente relegato tra i temi di coda, a un passo dalle “varie ed eventuali”, del nutrito ordine del giorno della riunione del cda, già fissata per il 19 giugno.

Stando alle indiscrezioni in possesso del Foglietto, che come al solito riescono a bucare la ferrea cortina del silenzio che si accompagna a simili eventi, la pattuglia di una decina di aspiranti all’ambita poltrona si sarebbe ridotta a soli tre nominativi, gli stessi che ieri mattina sarebbero stati convocati in audizione dal presidente Danovaro.

Si tratta di Massimiliano Di Bitetto, Alberto De Rosa e Vincenzo Saggiomo. Tutti dirigenti tecnologi: i primi due in forza al Cnr, il terzo, già dipendente della Stazione Zoologica, è in quiescenza da un paio di anni.

Saggiomo, 67 anni, è comunque attivamente impegnato nell’ente, essendo titolare di un contratto d’opera da 120 mila euro in scadenza il prossimo 16 gennaio, dopo averne avuto un altro da 16 mila.

A godere dei favori del pronostico fino a qualche giorno fa era proprio lui, ma il provvedimento approvato dal governo venerdì scorso, contenente il divieto di assegnare incarichi dirigenziali a lavoratori pubblici collocati in quiescenza, sembra averlo messo fuori gioco.

Sarebbe davvero impensabile, infatti, che Danovaro, anche se dopodomani la predetta norma non sarà ancora apparsa in Gazzetta, possa proporre al cda la nomina di Saggiomo.

Stando così le cose, restano sulla scrivania del presidente i nomi di De Rosa e Di Bitetto, con quest’ultimo che appare decisamente favorito.

Nato a Roma 51 anni fa, laurea in Scienze biologiche, Di Bitetto è tuttora a capo della Direzione Centrale Supporto alla Programmazione e alle Infrastrutture del Cnr, ente nel quale ha ricoperto finora parecchi incarichi di rilievo, potendo dunque vantare un’esperienza assai vasta, sia sul piano tecnico-scientifico che su quello gestionale.

Nello specifico, ossia con particolare riguardo a quella che è la mission della Stazione, sono universalmente noti i titoli che Di Bitetto ha accumulato nella materia dell’acquacoltura e dintorni.

Autore di numerose pubblicazioni, vanta anche un Master in gestione delle risorse acquatiche, conseguito presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

Per di più, la candidatura Di Bitetto, stando ai rumors, risulterebbe gradita anche a qualche sigla sindacale, tra quelle che contano nell’ente partenopeo.

Egli, dunque, salvo clamorose sorprese, sembra destinato a conquistare la prestigiosa e ben retribuita poltrona, visto che, dall’ultima Relazione della Corte dei Conti, risulta che il trattamento economico per il direttore generale della Stazione è quello spettante al dirigente di ricerca di I livello, VII fascia stipendiale, maggiorato del 40%.

Salvo complicazioni.

Come Il Foglietto ha scritto il 3 giugno scorso, infatti, stando all’avviso fatto pubblicare dall’ente, il trattamento economico per il nuovo dg sarà “determinato in base a quanto previsto dal decreto interministeriale n. 315/2011” e non sarà cumulabile “con altri compensi o indennità  di lavoro autonomo o dipendente”.

Sennonché, ci teniamo a ribadirlo anche in questa sede, sfogliando il predetto decreto n. 315 si scopre che già nell’intitolazione esso fa riferimento inequivocabile ai direttori generali delle Università, il cui compenso, non a caso, è ancorato a parametri e criteri mirati alle esigenze dell’amministrazione universitaria (numero di studenti, corsi di studio attivati, etc.), con la conseguenza che tanto il trattamento economico che la retribuzione di risultato sono articolati in ben tre fasce.

Ammesso e non concesso, ripetiamo, che alla Stazione Zoologica si possa davvero applicare una regolamentazione stabilita per una fattispecie con la quale non sembra esserci alcuna analogia, resta ulteriormente da stabilire quale delle tre fasce riconoscere al prossimo direttore generale.

Che dire? Chi vivrà, vedrà.

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