di Antonio Del Gatto
L'innovazione, tanto cara al presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, passa anche per la costituzione dei (tanto deprecati e da contenere) Gruppi di lavoro, soprattutto se chiamati a gravose imprese di "ricostruzione".
La delibera n. 301 del 8 aprile 2011 ne è un fulgido esempio. Il gruppo conta un coordinatore, nove membri e - stupor mundi - ben tre vice coordinatori.
Così tanti, non se ne rammentano nemmeno per le più recenti guerre "umanitarie” e fanno ipotizzare una forte litigiosità dei membri stessi, da neutralizzare con una marcatura a uomo.
I maligni, come al solito, dicono si tratti di un escamotage per accaparrare titoli e fare carriera.
Tralasciando le analogie militari e calcistiche, come le opinioni dei malevoli (sempre ispirate al principio che "a pensar male si fa peccato ma s'indovina"), il Gruppo si appalesa come la metafora del futuro assetto dell'Istat.
Stando ai rumors, infatti, il posto della piramide, a breve, verrebbe preso da un parallelepipedo, con un'area tecnica in cui i capi servizio sono in numero doppio (o giù di lì) rispetto ai direttori che li coordinano e sono, a loro volta, coordinati da quattro capi dipartimento.
Solo il tempo, ma è opinione diffusa che non ne occorrerà molto, rivelerà il valore della "testuggine statistica", ultimo portato della raggiunta (col dpr 166/2010) "indipendenza organizzativa".
In campo militare, agli antichi romani è stata di grande ausilio. Per l’Istat, è tutto da vedere.