Redazione
“Lavoriamo per trovare una sede all’Istat, che sia qualificante e nel cuore di Roma, affinché possa lavorare al meglio al servizio dell’Italia”.
Questa la promessa fatta da Alemanno, sindaco di Roma, nel corso della X Conferenza di statistica, svoltasi nella capitale il 15 e il 16 dicembre scorsi.
Ma perché la promessa possa concretizzarsi, è necessario che l’Istat si liberi del terreno acquistato nel 2007 nel quartiere di Pietralata per 15 mln, sul quale Luigi Biggeri, all’epoca presidente dell’ente statistico, avrebbe voluto edificare la sede unica dell’Istituto.
Ora, viene segnalata la frenetica attività di un gruppo di esperti, nominato da Enrico Giovannini, succeduto a Biggeri nell’agosto 2009, che potrebbe dimostrare che quella di Pietralata è stata una scelta inadeguata. Intanto, i canoni di locazione per le varie sedi romane dell’Istat bruciano annualmente circa 13 mln di euro.
Il mutuo per edificare la sede di Pietralata, da tempo disponibile presso la Cassa Depositi e Prestiti, se attivato, costerebbe meno di 7 mln l’anno, con un risparmio di 6 milioni annui, per tutta la durata del mutuo, e di 13, a mutuo ultimato.
Nonostante la semplicità dei conti, gli organi di governo dell’Istat non sembrano attratti dal progetto Pietralata, dove da tempo il Comune ha previsto attività commerciali, asili nido, accesso diretto alla nuova stazione Tiburtina e quant’altro.
Nel frattempo, l’ente di via Balbo continua a pagare giornalmente 35 mila euro per oneri di locazione.
Da quando a segnalarlo è stato Il Foglietto (10 maggio 2011) sono passati 59 giorni. Costati all’Istat oltre 2 mln di euro.