di Paolo Vita
Le severe censure mosse al Cnr dagli ispettori della Ragioneria Generale dello Stato in materia di partecipazioni societarie non sono state solo quelle raccontate dal Foglietto le scorse settimane.
Per gli uomini mandati a piazzale Aldo Moro dal Ragioniere generale Mario Canzio, un’altra partecipazione perigliosa per il Cnr è il Pastis (Centro Nazionale per la Ricerca e lo Sviluppo dei Materiali), di cui l'ente guidato da Maiani detiene il 5,09% e che si doveva occupare della realizzazione del Parco Scientifico e Tecnologico Ionico - Salentino.
Questa società è stata costituita nel 1987, poi nel 2003 è stata messa in liquidazione volontaria e alla fine nel 2007 il Tribunale di Brindisi ha respinto l'istanza di fallimento presentata dal liquidatore.
Così il liquidatore della Pastis ha quantificato la presenza di debiti per 8,1 milioni più una perdita di 584mila euro che devono essere ripagati dai soci e per far fronte a tali spese nel bilancio 2010 il Cnr ha accantonato 300mila euro.
Così gli ispettori della Ragioneria hanno scritto che "La forte esposizione debitoria evidenziata, all'origine dello stato di liquidazione e dell'istanza di fallimento poi rigettata, costituisce a parere degli scriventi, valida motivazione, per l'uscita immediata del Cnr da tale partecipazione".
La Campec, poi, è una società consortile di cui il Cnr possiede il 25,4% del capitale che ammonta complessivamente a 390mila euro, con sede a Portici (Napoli).
L'analisi del bilancio 2008 fatta dagli ispettori ha evidenziato una perdita di 498mila euro, superiore quindi al capitale sociale e agli utili realizzati negli anni precedenti (47mila euro). Ma quel che sorprende è che, a fronte di ricavi da vendite per 60mila euro, i costi per stipendi siano di ben 200mila euro.
Nonostante questo, nel 2009 il Cnr ha deciso di rimanere socio della Campec autorizzando un trasferimento in favore di detta società per 120mila euro.
Ma poi gli altri soci, Enea in testa, non hanno approvato il piano di rilancio del consorzio, così gli ispettori della Ragioneria hanno preso carta e penna e hanno scritto "si ritiene che sussistano, alla luce della normativa vigente, le condizioni di recedere quanto prima dalla compagine societaria, evitando ulteriori sborsi finanziari in attesa di un difficile e improbabile rilancio operativo".
(3 - fine)