Redazione
“La informo che la procedura comparativa diretta al conferimento degli incarichi di Direttore di Dipartimento e di Direttore Centrale di produzione e ricerca presso questo Istituto Nazionale di Statistica è giunta a compimento. Nel ringraziarLa vivamente per l’interesse dimostrato verso il nostro Istituto, Le invio i miei più cordiali saluti.
Enrico Giovannini”.
Questo il contenuto di una mail che ieri il presidente dell’Istat ha inviato a quanti avevano proposto la loro candidatura a direttore di dipartimento o a direttore centrale dell’istituto di statistica.
Dopo le lunghe operazioni di valutazione, effettuate con l’ausilio di “ignoti” esperti, Giovannini a breve presenterà l’esercito di dirigenti generali tecnici, che andranno ad aggiungersi al drappello di amministrativi (un direttore generale e 3 direttori centrali). In totale, 19: uno ogni 110 dipendenti.
Se i nomi del direttore generale e di quelli amministrativi sono noti da tempo, per quelli tecnici bisognerà attendere qualche giorno, anche se i giochi – secondo fonti attendibili – sembrano già fatti, con 12 conferme e 3 new entry, la prima della quali è rappresentata da Emanuele Baldacci, alla testa del Dipartimento per l’integrazione, la qualità e lo sviluppo delle reti di produzione e di ricerca, che comprende ben 4 direzioni centrali, alle quali verrebbero preposti Raffaele Malizia, Vittoria Buratta (già direttore di dipartimento), Patrizia Cacioli e Domenico Donvito (seconda new entry, proveniente dall’Ocse). .
A dirigere il Dipartimento per i conti nazionali e le statistiche economiche sarà, invece, Roberto Monducci, con Luisa Picozzi, Gian Paolo Oneto e, a sorpresa, Giovanni Barbieri, alle tre direzioni centrali.
Al Dipartimento per le statistiche sociali e ambientali, Linda Laura Sabbadini, con Saverio Gazzelloni e Cristina Freguja (terza new entry) alle due direzioni centrali.
La quarta e ultima poltrona, il Dipartimento per i censimenti e gli archivi amministrativi e statistici sarà affidata a Andrea Mancini, con Manlio Calzaroni all’unica direzione centrale di cui si compone lo stesso Dipartimento, quella agli Archivi. Nessuna direzione ad hoc, invece, per i Censimenti.
Infine, a dirigere la Scuola di Statistica, ultima creatura nata in via Balbo, sarà Tommaso Di Fonzo, docente all’Università di Padova.
Se le indiscrezioni verranno confermate, saranno in tanti a dire: “Nulla di nuovo sotto il sole statistico, dove tutto si muove ma tutto resta immobile”.
L’unica novità sembra essere rappresentata dal cambio di guardia alla direzione centrale “informatica”, che non si avvarrà più delle prestazioni di Piero Demetrio Falorsi, unico direttore centrale a non essere stato confermato.
Forte delusione e irritazione tra i numerosi dirigenti di Servizio che aspiravano a una “promozione” e che avevano creduto nella call gestita dal presidente, il quale più volte, e da ultimo con il comunicato del 12 agosto, si era dichiarato soddisfatto dei risultati raggiunti dall’ente e, quindi, da tutti i dipendenti (capi servizio, compresi). Dovranno ora accontentarsi della mail di ringraziamento.
Del resto, come diceva il compianto De Coubertin, l’importante è partecipare.
Per un sessantennio, l’Istat ha avuto solo due direttori (uno tecnico e uno amministrativo), poi c’è stata un progressiva proliferazione di posti di vertice. Nessuno ne ha mai avvertito il bisogno.
L’ultimo incremento sembra essere il meno giustificabile, quantomeno per gli inevitabili costi aggiuntivi che esso comporta e che mal si conciliano con la stagione di crisi che il paese sta vivendo.
Si tratta di risorse che l’amministrazione avrebbe potuto destinare per la creazione di nuovi posti di lavoro stabili. Ma, tant’é.