Comunicato Usi-Istat
All’indomani della celebrazione da parte dell’Istat della I^ Giornata della trasparenza, Usi-Ricerca avverte la necessità di commemorare nell’ente di via Balbo la (non prima) Giornata dell’opacità.
Proviamo a spiegare perché molti all’Istat pensano di aggirarsi vanamente in un oscuro labirinto.
Come non partire da quanti aspettano la corresponsione dei benefici assistenziali, delle economie del salario accessorio 2009 e 2010 nonché della definizione del fondo 2011.
Non era mai accaduto in passato che l’amministrazione arrivasse alla fine dell’anno senza avviare concretamente le trattative per la definizione di tali importanti istituti contrattuali.
Ma a denunciare mancanza di trasparenza è il personale di ruolo, che aspetta risposte sulle legittime richieste di scorrimento di graduatorie per la progressione di livello, e anche il personale precario, al quale continua a essere “nascosto” uno strumento contrattuale idoneo per avviare la stabilizzazione.
Si tratta dell’articolo 5 del ccnl del comparto enti di ricerca 2002-2005, totalmente ignorato dall’amministrazione.
Non più fortunati sono i dipendenti a tempo indeterminato che, dopo aver superato selezioni pubbliche a tempo determinato di livello superiore a quello d’inquadramento, si sono visti negare, con motivazioni pretestuose, le loro istanze di collocamento in aspettativa senza stipendio, per tutta la durata del medesimo contratto a termine. Eppure, l’articolo 17 del ccnl 2006-2009 prevede esplicitamente tale possibilità, al fine di offrire al lavoratore concrete opportunità di sviluppo professionale nonché di evitare odiose forme di sottoinquadramento.
Si tratta, ancora una volta, di un comportamento censurabile e tutt’altro che trasparente.
Opaca anzichenò è risultata anche la procedura attraverso la quale sono stati nominati alcuni direttori. Talvolta si è proceduto senza avviso pubblico, talaltra utilizzando questo strumento, il tutto però con poco ossequio alla tanto sbandierata trasparenza, risultando del tutto ignota la composizione delle commissioni che avrebbero coadiuvato il presidente nella valutazione dei candidati.
Una menzione a parte merita, altresì, la vicenda della cosiddetta “dirigenza amministrativa”, di cui Il Foglietto si è occupato nell’ultimo numero.
A onor del vero, comunque, si deve riconoscere che all’Istat la trasparenza non è proprio un’araba fenice giacché, senza tema di smentita, ben visibili e sotto gli occhi di tutti sono certamente gli stipendi del presidente, dei capi dipartimento e dei direttori, non poco lievitati rispetto al passato.