Redazione
Il direttore generale dell'Istat, il 2 dicembre scorso, ha inviato al personale la nota "Consumo di cibi nelle stanze".
Chi pensava che le ordinanze di cardinali, prefetti e questori contro la "monnezza", tuttora leggibili sui muri del centro di Roma, fossero un retaggio del passato, si è sbagliato di grosso.
C'è chi dice che la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. Sia come sia, il n. 2 dell'ente statistico, dopo aver rilevato "in alcune stanze … nonché nei corridoi … la presenza di residui di cibi e bevande", che "favorisce l'insorgenza di fenomeni di infestazione", ha ricordato che "le consumazioni dei suddetti alimenti devono essere effettuate nei locali dedicati (es. bar, mensa)".
In disparte l'uso disinvolto delle virgole e quello errato del termine "infestazione", l'editto contro i "fagottari" mal si concilia con la recente diffusione capillare in tutte le stanze dell'ente di pattumiere per raccolta differenziata, anche “bicchieri, piatti e posate di plastica”.