Redazione
Per procedere alla "reingegnerizzazione" (sic!) dei sistemi di videoconferenza, l’Istat ha ordinato la pubblicazione, avvenuta il 23 maggio scorso, di un apposito bando di gara sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e, per estratto, su alcuni quotidiani italiani. Termine per la presentazione delle offerte il 28 giugno.
Sin qui, tutto chiaro. Sennonché, inspiegabilmente, la lingua indicata per la presentazione delle offerte da parte delle ditte interessate all’appalto risultava dover essere il lituano, un idioma non tra i più conosciuti.
Un vero giallo, che aveva dato adito a non poche illazioni, dato che in Italia i maligni non scarseggiano.
Si sono dovute attendere addirittura più di due settimane perché il mistero trovasse soluzione. Sui quotidiani Il Sole 24 Ore e Il Messaggero dell’8 giugno, infatti, è apparso un avviso di rettifica che testualmente recita: “Lingue utilizzabili per la presentazione delle offerte, anziché: Lituano, leggi: Italiano”.
In disparte l’uso disinvolto della grammatica (italiana), la rettifica ha avuto un costo.Sono in tanti a chiedersi: chi paga? Gli italiani o i lituani?