di Paolo Vita
Dovrebbe essere elemento coessenziale alla nozione di controllo quello dell'alterità tra controllante e controllato, sicché è impensabile che sia il secondo a pagare il primo.
E' ciò che paradossalmente è avvenuto sinora tra l'Istat e la Commissione per la garanzia dell'informazione statistica (Cogis), presieduta da Achille Chiappetti e che conta altri otto componenti.
C'è voluto un decreto (n. 78/2010), convertito in legge 122/2010, per stabilire la gratuità della partecipazione alla predetta commissione, definita “onorifica”. Ma a qualcuno dei componenti dell'organismo, ancorché già ben retribuito dall'amministrazione di appartenenza, non deve essere andato giù di dover lavorare gratuitamente per controllare la qualità della statistica ufficiale, perdendo così circa 14mila euro annui.
La notizia arriva dal bilancio Istat 2011, in cui i revisori dei conti spiegano come i 140 mila euro destinati dall'Istat ai membri della commissione, che sarebbero dovuti essere versati all'Erario, non siano stati restituiti allo Stato ma accantonati in un fondo ad hoc perché "A seguito di ricorsi attivati sulla materia, l'Istituto ha ritenuto opportuno sospendere il versamento all'Erario delle somme provenienti dalle riduzioni di spesa relative alla Cogis anche per il 2011, in attesa del successivo versamento all'Erario oppure del pagamento dei compensi ai membri della commissione in seguito all'esito di tali ricorsi pendenti".
Come dire, aspettiamo che il giudice decida. Così non siamo in grado di svelare quali siano, fra questi, i membri della Commissione per la garanzia dell'informazione statistica che hanno fatto ricorso.
Magari, dopo questo articolo, qualcuno ci farà sapere che non ha presentato alcun ricorso e che si sente onorato di far parte, a titolo gratuito, della Commissione.