di Flavia Scotti
Sugli schemi di regolamenti approvati dal cda dell'Ingv lo scorso giugno, dopo le pesanti osservazioni del Miur, si è abbattuta un'altra pioggia di critiche, questa volta da parte della Funzione pubblica, che ha stilato una nota di ben otto pagine fitte di rilievi, molti dei quali concordano con quelli del Miur.
In estrema sintesi, Palazzo Vidoni, in tema di regolamento di organizzazione, ha sottolineato che anche l'Ingv è soggetto alla spending review e quindi è tenuto a ridurre il proprio organico. Un obbligo a dir poco contraddittorio, visto che come tutti sanno è proprio l’insufficienza della dotazione organica che impedisce l’assunzione di circa 400 precari.
Le critiche si estendono, poi, al proliferare di strutture organizzative e di funzioni di responsabilità e di coordinamento, identificate, rispettivamente, come cause di inefficienza e di possibili rivendicazioni giuridico-economiche. In relazione alla misurazione e alla valutazione della performance, ha chiesto la riformulazione dello specifico articolo, raccomandando altresì di precisare in proposito il ruolo svolto dal Consiglio scientifico, considerato che il ciclo di gestione della performance è "fondamento dell'attività amministrativa e dell'organizzazione dell'ente".
Non meno penetranti i rilievi sul regolamento del personale, di cui si critica l'indeterminatezza in materia di pianta organica, laddove occorrerebbe invece una specifica previsione dei profili professionali e dei livelli. A ciò si aggiunge poi un'espressa richiesta di riformulare in conformità alla legislazione vigente le modalità di reclutamento del personale, che non appaiono in linea "con le previsioni costituzionali e normative in materia di accesso ai pubblici impieghi".
E' necessaria inoltre una riformulazione dei criteri generali delle procedure di assunzione del personale ricercatore e tecnologo a tempo determinato, essendo tali criteri "essenzialmente orientati verso personale da assumere a valere su risorse non ordinarie di bilancio". Ulteriori censure riguardano infine la nomina e la responsabilità dei dirigenti.
Insomma, come diceva il mitico Gino Bartali, "l'è tutto da rifare". E non si è ancora pronunciato il ministero dell'Economia.
Occorre ora attendere le reazioni del cda dell’ente:obbedirà ai diktat dei ministeri vigilanti o cercherà una soluzione politica per risolvere l’annoso e grave problema del precariato?