di Roberto Tomei
E’ proprio vero che le persone non si finisce mai di conoscerle. Per fortuna oggi ci aiutano i blog, sui quali chi vuole può divulgare anche il proprio privato, solitamente esposto con toni agiografici.
Tra i tanti siti internet, spicca per originalità quello dell’attuale presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Luigi Nicolais, noto come Gino, che si racconta come un settantenne ”volitivo, entusiasta e ottimista”, il cui motto potrebbe essere “la tempesta sotto la calma”.
Di certo, Nicolais cosa sia la quiete proprio non lo sa. “Scienziato, amministratore e nonno”, sempre aggiornato “dei più recenti studi sui nanopolimeri e compositi e delle ultime avventure dei Teletabit (forse: Teletubbies, ndr)”, ama viaggiare instancabilmente per il mondo.
Invidiato da tutti gli altri passeggeri, Nicolais è capace di dormire per tredici ore di fila. Per capirci, sale sull’aereo a Capodichino e si sveglia a Melbourne. Praticamente – sono parole sue – cade in catalessi, con profonda meraviglia, e forse preoccupazione, anche delle stesse hostess.
Terra di elezione, gli Stati Uniti d’America, che lo accolse giovane borsista, ma Paese subito dimostratosi ingrato perché il neolaureato “appena sbarcato a Saint Louis … fu derubato di auto e bagagli”.
Nicolais non è, comunque, tra quelli che si perdono d’animo e dagli Stati Uniti confessa di avere appreso molto: non solo Bloody Mary e Ginger Ale, bevanda quest’ultima con la quale si rilassa in aereo, una volta spento il telefonino, ma soprattutto tanto pragmatismo. Lo stesso che lo rende particolarmente efficace nei rapporti con i numerosi gruppi di lavoro attivi sui progetti di ricerca nei quali è coinvolto.
Con i componenti di tali gruppi, egli “si sente amico, tutore, padre e leader”. E qui Nicolais rivela il suo segreto: il collante di tutti i nicolaisiani è il peperoncino, simbolo, obiettivo e motore di ogni gruppo.
Nicolais non cerca la rosa nera, la maglia rosa, la velocità o il brivido delle altezze. Cerca quello che chiama, forse con un po’ di enfasi, “peperongino”, che sgorga tra i vasetti e le piantine del giardino di Ercolano, alle pendici del Vesuvio, luogo dell’anima, insieme a Palinuro, località dove fino a qualche tempo fa, quando era più libero dagli impegni pubblici, era facile incontrarlo su una tavola di windsurf o più tranquillamente a passeggio per le viuzze del paese. Ma sempre “incuriosito e attento al nuovo”.
Parliamoci chiaro: il “peperongino, mistura esplosiva di capsaicina raccolta in raffinate confezioni di cui fa dono agli amici”, non viene fuori dal nulla ma è l’esito di un lavoro di laboratorio in cui Nicolais è coadiuvato dalla moglie e dalle di lei amiche. Anche il packaging è tutt’altro che estemporaneo in quanto frutto di studiato design.
Altre passioni dello scienziato Nicolais nei momenti di relax sono il barbecue e le carni. Assai rinomato è “il mitico agnello alla fricassea”, che Nicolais prepara e serve per il giorno di S. Stefano a tutta la famiglia allargata. Grande è il disappunto per non poter ripetere il rito anche a Ferragosto in quel di Palinuro, perché, si sa, gli impegni estivi non sempre permettono di riunire tutti.
L’ultima passione dichiarata di Nicolais è l’amore sfegatato per la sua mitica (come l’agnello alla fricassea) “Mont Blanc Meisterstuck”. Di penne, confessa di averne tante – da tavolo e da taschino, di ogni fattura, forma e pregio – comprese altre dello stesso modello. Doppioni che non disdegna, ma il suo vero amore è sempre la prima.
Sono parole sue: “Guai a chi usa quella! E’ come il mitico n. 1 di Paperon dei Paperoni. Il nichelino con cui è iniziata la storia”.
Dopo quanto abbiamo letto e raccontato, appare davvero arduo credergli quando scrive “Gino Nicolais … uno di noi”, come si legge nella home page del suo blog.
A chi non piacerebbe essere come lui!?! Solo che chi ce la fa a stargli dietro.