di Roberto Tomei
Nella pubblica amministrazione, poter bandire, con i tempi che corrono, concorsi pubblici non è cosa di poco conto.
Se poi un ente, come l’Ingv, riesce addirittura a bandirne in un sol colpo ben 17, per un totale di 192 posti, non appare esagerato gridare al miracolo.
E' quello che in tanti pensarono lo scorso 20 novembre, quando l’ente di ricerca, presieduto da Stefano Gresta e diretto da Massimo Ghilardi, inondò la Gazzetta Ufficiale con una marea di bandi pubblici, per i più diversi profili professionali, per assunzioni della durata di un anno, prorogabili fino a un quinquennio.
A distanza di dieci mesi, però, quello che sembrava un prodigio rischia di apparire un bluff, visto che, a tutt’oggi, l’ente di ricerca di via di Vigna Murata non ha neppure provveduto alla nomina delle commissioni esaminatrici.
In pratica, i concorsi sono ancora ai blocchi di partenza.
Quali i motivi di un tale comportamento, che ha dell’incredibile, da parte dei vertici dell’ente?
Ufficialmente nessuno, tant’è che né Gresta né tantomeno Ghilardi hanno inteso replicare a un nostro articolo del 19 marzo scorso, che già segnalava l’anomalia in ordine allo specifico problema.
Forse, sarebbe il caso che il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, nell’esercizio del suo potere di vigilanza, chiedesse spiegazioni all’ente, anche per rispetto di quanti hanno fatto domanda di partecipazione ai concorsi in stand by e hanno interesse al loro espletamento.